Maggior attenzione al benessere, meno cinema. Più cibo salutare, meno dolci. Negli ultimi anni gli italiani si sono auto-sospesi, accontentandosi, e continueranno a farlo a causa dell’inflazione, che ha ridotto drasticamente il loro potere d’acquisto ed eroso i loro risparmi, costringendoli a grandi rinunce soprattutto riguardo i progetti per il futuro: il 51% dei 20-40enni non è interessato ad avere figli a fronte di un 28% che li vorrebbe ma non può permetterselo. In molti rinunciano anche al progetto di comprare una casa (29%) o a cambiare lavoro (30%) in cerca di una retribuzione migliore.
Le previsioni erano già contenute nel tradizionale rapporto di fine anno (edizione Winter) dell’Ufficio studi Coop (dei risultati della precedente edizione avevamo parlato qui). Lo studio a gennaio fotografava già un Paese in stand-by, ancorato al presente perché consapevole di avere scarse prospettive, ma in ogni caso sorprendentemente sereno.
Oggi quelle stesse previsioni cono confermate anche da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio su un campione rappresentativo della popolazione (800 casi da 18 a oltre 65 anni), da cui si evince che due italiani su tre (il 67%) non si aspetta un miglioramento della situazione complessiva dell’Italia, in parallelo con le aspettative di segno negativo sull’evoluzione dello scenario internazionale, con una forte preoccupazione per i conflitti in corso (85%), i rapporti tra occidente e Russia (83%), i cambiamenti climatici(81%) e il terrorismo (80%).
LA SFERA PRIVATA, RIFUGIO DEGLI ITALIANI
Come ha già dimostrato il rapporto Coop 2023 edizione Winter, seppur meno speranzosi, gli italiani sono però (ancora) sorprendentemente calmi e affrontano il nuovo anno con fiducia (48%) e serenità (33%), grazie a un nuovo sentimento di accettazione (28%).
Come ci riescono? Trovando conforto nella propria sfera privata e dando priorità agli affetti: incapaci di migliorare la propria vita per cause di forza maggiore, indicano nelle proprie relazioni l’elemento di maggior serenità (80%) insieme al benessere, proprio e altrui.
Le previsioni di consumo lo confermano: il 24% degli intervistati intende aumentare le spese per la salute, come quelle per prevenzione e controlli, mentre sul fonte del tempo libero il Rapporto individua una nuova tendenza, cioè quella a sacrificare le attività costose come cinema e teatro in favore di quelle più economiche, come quelle all’aria aperta e la lettura di libri e riviste. Sembrano fare eccezione le vacanze: dopo anni di rinunce il 68% dei cittadini vorrebbe tornare a viaggiare in Italia e il 42% all’estero (+8% e +7% rispetto a un anno fa).
Insieme alla salute, gli alimentari sono la sola altra voce di spesa che registra un segno più rispetto all’anno passato: anche se l’inflazione resta elevata soprattutto a livello alimentare, il picco inflativo sembra essere stato superato e, pur con un atteggiamento prudente, il 16% degli italiani ha intenzione di aumentare i consumi domestici, a fronte di un 11% che prevede invece di ridurli. L’intenzione è in ogni caso quella di risparmiare il più possibile, preparando i pasti a casa (31%) e rinunciando a cenare fuori.
ACQUISTARE MENO MA MEGLIO
In fase d’acquisto prevale in ogni caso la cautela e i consumatori prestano ancora molta attenzione al rapporto qualità/prezzo dei prodotti (66%), a risparmio e convenienza (50%) e, infine, alla salute (41%). Il 45% del campione, infatti, pensa che il cibo debba essere soprattutto salutare e sono tanti coloro che vorrebbero tornare a comprare più frutta e verdura (18%) e più pesce (14%), categorie merceologiche che sono state pesantemente penalizzate dall’inflazione. In calo, invece, le intenzioni di acquisto di dolci, salumi e affettati, superalcolici.
Negli ultimi anni le abitudini dei consumatori si sono modificate per fare da scudo ai risparmi sia in termini di tipologia di prodotti acquistati sia di scelta dei marchi. Le marche leader, più care, hanno perso terreno e continueranno a perderlo a favore dei prodotti a marchio del distributore: in questi anni ha già iniziato ad acquistarli il 63% della popolazione, mentre il 21% intende farlo nel 2024. Quello delle private label si conferma quindi un trend in crescita, soprattutto in centro Italia, insieme alla fruizione dei canali discount, già sfruttati dal 55% dei consumatori cui dovrebbe aggiungersi un ulteriore 22%, principalmente al sud.
LE PREOCCUPAZIONI DEI CONSUMATORI
Certo, non mancano le preoccupazioni: se qualche mese fa la prima fonte di ansia era la guerra in Ucraina, oggi, a seguito dello scoppio di quella israelo-palestinese, il 45% degli intervistati si dichiara preoccupato dal potenziale innescarsi di ulteriori conflitti. L’altro elemento di grande incertezza per il 44% della popolazione è l’esito delle numerose tornate elettorali che quest’anno interesseranno moltissimi Paesi chiave, Stati Uniti in testa. L’instabilità, insomma, spaventa, e non poco. In compenso, l’andamento dell’economia globale sembra allarmare meno, piazzandosi al quinto posto tra le preoccupazioni degli italiani (22%), appena prima delle politiche monetarie (18%).