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  • 28 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 23 Aprile 2024 12:29
  • Milano

Per la mobilità del futuro la parola è intermodalità

La survey Agos Insights indica come gli italiani usano l'auto spesso perché non hanno alternative. Come può migliorare questa situazione? Lo abbiamo chiesto al professor Matteo Colleoni

Per la mobilità del futuro la parola è intermodalità

La seconda edizione della survey Agos Insights (2023) mostra come gli italiani continuano a usare soprattutto l’automobile, spesso vecchia, per i loro spostamenti. Ma in realtà vorrebbero non farlo scegliendo di spostarsi con i mezzi pubblici o a piedi o in bicicletta. Il problema è che spesso non hanno alternative per la distanza da percorrere o per l’assenza di un sistema di mobilità urbana in grado di andare incontro alle loro esigenze. Come può migliorare questa situazione? Abbiamo cercato di capirlo meglio.

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Non si può parlare di italiani e di mobilità senza partire dai numeri. I dati forniti dalle fonti ufficiali descrivono l’Italia come un Paese in cui si muove ogni giorno il 78% della popolazione per un totale di 38 milioni di viaggiatori che percorrono in media 51 chilometri in due spostamenti e mezzo ciascuno.

Gli italiani si muovono di più rispetto al passato perché sono di più, e perché la vita è più ricca di impegni: su 100 spostamenti, 62 sono per motivi legati alla gestione famigliare e al tempo libero e 38 al lavoro e allo studio.

Ancora: il tasso di motorizzazione in Italia è del 67%. Ma l’età media delle autovetture di proprietà è di 12 anni, il 53% è di categoria inferiore all’Euro5, l’87% si alimenta a benzina o a diesel e sulle nuove immatricolazioni l’elettrico pesa solo per il 4,5% contro la media europea del 9%.

Il 94% dei flussi è su strada: il 68,7% con automobile o moto, il 23,7% a piedi o con una bicicletta, solo il 7,6% con i mezzi pubblici.
A questo si aggiunge una conformità geografica che non aiuta. Il 50% della popolazione vive sul 10% della superficie della nostra penisola.

VEICOLI VECCHI E INQUINANTI

Eccolo, dunque, il nostro Paese: tante persone che si spostano tutte insieme e spesso, con un parco veicolare in aumento in cui domina l’usato, quindi il vecchio, ovvero la parte più inquinante.
Sebbene si stia registrando un aumento di vendite delle auto ibride, l’approccio del Governo sull’elettrico resta molto cauto e non sta aiutando ad avere ripercussioni positive su un mercato che è ancora troppo debole.

Manca la convenienza economica ad acquistare veicoli meno inquinanti. E questo resta un problema. Perché una cosa è certa: la considerazione dell’impatto ambientale della scelta di acquisto arriva sempre dopo quella del costo immediato da sostenere. Spendere meno oggi è fondamentale per strizzare l’occhio anche all’ambiente. Capire che il risparmio sarà nel lungo periodo è infatti molto più difficile e faticoso.

Questo vale anche per le motociclette e gli scooter. La survey Agos Insights evidenzia infatti un dato giusto: la consapevolezza dei consumatori che si tratta di mezzi di trasporto inquinanti e per i quali non si sta verificando la svolta attesa (e sperata) verso l’elettrico. Basti pensare che in Cina sotto i 125 cc circolano solo due ruote elettriche. In Italia siamo ancora molto lontani da una rivoluzione di questo tipo: servirebbero maggiori incentivi e infrastrutture di ricarica adeguate.


INTEGRARE I SISTEMI DI SPOSTAMENTO

Dunque, cosa fare? Pensare che la vera alternativa al trasporto privato sia il trasporto pubblico tout court significa avere una visione più superficiale del problema. Quello che serve è un sistema intermodale che porti a una forma di mobilità collettiva. Per la vita che si conduce oggi non si tratta più di scegliere solo la macchina o la metropolitana. Gli spostamenti sono diversi e richiedono mezzi diversi. Non solo: richiedono la discesa in campo di soggetti diversi.
Ecco perché è necessario parlare di integrazione tra più soluzioni, in cui il sistema pubblico offra una qualità di base tale da spingere il sistema privato a incentivarne l’uso. Come accade, per esempio, in Alto Adige o nella vicina Svizzera dove gli albergatori offrono agli ospiti l’uso gratuito dei mezzi pubblici. 
Non è impossibile. Altrove già succede. Bisogna volerlo.  

contributor
Matteo Colleoni è professore ordinario di Studi urbani presso l’Università di Milano-Bicocca, dove svolge anche l’incarico Delegato rettorale alla sostenibilità e di Mobility manager universitario. Coordinatore del Tavolo tecnico sul mobility management del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, svolge attività di  studio e ricerca sui temi della struttura e trasformazione delle aree urbane, della mobilità e i trasporti, della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile e delle politiche urbane. Tra le sue ultime monografie e curatele ricordiamo “Understanding Mobilities for Designing Contemporary Cities”, Springer, 2016;  “Mobilità e trasformazioni urbane. La morfologia della metropoli contemporanea”, Franco Angeli, Milano, 2019; “Territori in bilico: coesione sociale e sviluppo sostenibile nella metropoli policentrica. Il Mulino, Bologna, 2022.

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