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  • 29 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 29 Aprile 2024 18:39
  • Milano

Meno beni e più servizi: i dati di Confindustria

L’analisi contenuta nella “Congiuntura flash” di Confindustria mostra un quadro chiaro: con la crisi inflazionistica gli acquisti si spostano più sui servizi e meno sui beni (soprattutto alimentari)

Meno beni e più servizi: i dati di Confindustria

Un approfondimento contenuto in un recente rapporto di Confindustria sullo stato dell’economia italiana mette in luce la situazione dei consumi alla fine del 2022 e nei primi mesi del 2023, ne spiega l’andamento e guarda in prospettiva.

Nel 2022 i consumi delle famiglie italiane (beni e servizi) sono cresciuti del +4,6%. In calo a fine anno (-1,7%), hanno ricominciato a espandersi nel 1° trimestre 2023 (+0,5%), sebbene siano ancora sotto il livello pre-Covid (-1,2%). Questo dato aggregato positivo, però, nasconde una forte eterogeneità.

I BENI: SEMPRE MENO

La spesa per i beni nel 2022 è salita del 2,4%. In crescita i semidurevoli (+12,3%), come abbigliamento e vestiario, stabili i durevoli (+0,5%) come arredamento ed elettrodomestici e anche i non durevoli, rimasti quasi piatti nel 2022 (+0,3%). Tra i beni non durevoli, la spesa delle famiglie italiane per gli alimentari era in forte riduzione (-3,7% nel 2022). I dati sulle vendite al dettaglio di beni alimentari mostrano uno stallo nel 1° trimestre 2023 (+0,1%). Pure negli altri paesi dell’Eurozona si ha una contrazione della domanda di tali beni: le vendite al dettaglio di alimentari sono calate di -2,7% nel 2022 e registrano un -0,1% nei primi tre mesi del 2023.

I SERVIZI: IN CRESCITA

L’altra voce di spesa che è variata molto è quella dei servizi (alberghi, ristorazione, tempo libero), ma in direzione opposta: forte rimbalzo nel 2022 (+8,8%) in risposta sicuramente allo stallo generato nel periodo del Covid-19.
“A inizio 2023 la quota spesa per servizi (51%) ha superato di nuovo quella dei beni (49%)” si legge nel rapporto Confindustria, che evidenzia una dinamica di recupero graduale e costante (e ormai compiuto) dei trend storici, pre-pandemia: “il consumo si sposta verso comportamenti più sostenibili (meno spreco di cibo) e abitudini comuni tra i giovani (più pasti fuori casa); da oltre un decennio si vede una ricomposizione della spesa verso i servizi (+6,5% nel 2022 dal 2005) a scapito dei beni (-7,4%), specie non durevoli (-14,0%), tra cui gli alimentari (-10,6%)”.

PROSPETTIVE 2023

E nel 2023? I consumi alimentari risentiranno ancora delle tensioni sui prezzi. È probabile che anche la spesa in servizi rallenti, man mano che svaniscono gli effetti del “recupero” dei livelli pre-pandemici (e si esaurisce l’extra-risparmio). Infine, il rialzo dei tassi di interesse potrebbe indebolire nei prossimi mesi la dinamica dei consumi, specie di beni durevoli, più sensibili al costo del credito.
Tutto questo (e in particolar modo la frenata di acquisto di beni alimentari) può avere effetti negativi a cascata sull’industria italiana: la produzione del comparto, infatti, è in calo (-2,7% in aprile da gennaio). E l’export, fiacco, non sembra compensare, visto che anche i consumi nei mercati europei sono in flessione.

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