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  • 20 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 16 Aprile 2024 12:31
  • Milano

Il ceto medio in Italia: una crescita inaspettata

Nel 2019 circa 1,3 milioni di famiglie sono entrate a farne parte. Aumentano i risparmiatori, che guardano soprattutto al mattone. Lo dimostra una recente analisi BVA-DOXA

Il ceto medio in Italia: una crescita inaspettata

L’indagine sul risparmio e le scelte finanziarie degli italiani nel 2019 realizzata da BVA DOXA per conto del Centro Einaudi e di Intesa Sanpaolo indica come negli ultimi tre anni i bilanci delle famiglie abbiano recuperato un po’ di quanto perduto negli ultimi dieci, da quando cioè è iniziata la crisi economica da cui il Paese non è ancora uscito.

Circa 1,3 milioni di famiglie nel 2019 sono entrate a far parte del ceto medio (o vi sono rientrate) e la fascia di redditi medi, compresa tra 1.500 e 3.000 euro, dopo essersi contratta negli ultimi tre anni, si è espansa crescendo di 6 punti percentuali e passando dal 51,7% del totale al 57,7%.

IL RITORNO AL RISPARMIO

Questo trend si rispecchia anche nelle scelte di gestione dei denari da parte delle famiglie italiane. I risparmiatori (52%) nel 2019 hanno di nuovo superato i non risparmiatori (48%) dopo avere toccato il minimo storico del 39% nel 2013. A predominare, sono i cittadini del Nord-Est (63,8%).

Ma c’è di più. Oggi il 69% degli intervistati ritiene sufficiente il reddito percepito per sostenere il proprio tenore di vita, un dato al massimo storico. E il 62,2% (rispetto al 59,6% del 2018) quando impiega i risparmi mette al primo posto l’obiettivo della sicurezza seguito dal bisogno di liquidità (37,9%).
La percentuale di reddito risparmiata raggiunge nel 2019 il massimo storico (12,6%, rispetto al 12% del 2018 e al 9% del 2011).

IL MATTONE AL CENTRO

La natura del risparmiatore italiano, tuttavia, non è cambiata. Il primo bene rifugio a cui ambisce è il mattone. L’indagine BVA DOXA descrive una situazione già nota ma che si sta consolidando nel tempo. Il 63% dei patrimoni delle famiglie campione è rappresentato da case.

Gli intervistati dichiarano il possesso di una ricchezza finanziaria media pari 101 mila euro (3,9 volte il reddito medio). La ricchezza immobiliare è invece pari a 169 mila euro. Ne deriva un patrimonio complessivo minimo per intervistato di 270 mila euro (al netto delle quote di aziende).

Nei dodici mesi precedenti l’indagine il 6,7% del campione ha investito in case (8,7% nel 2018 e 5,7% nel 2017) ma solo il 3% circa l’ha fatto per acquistare o cambiare la propria abitazione. Gli altri acquisti sono stati realizzati per ragioni collegate all’impiego ereditario o per avere un reddito aggiuntivo nella vecchiaia.

LA PENSIONE CHE SPAVENTA MENO

Vecchiaia a cui il ceto medio pensa con meno preoccupazione. La percentuale di coloro che si aspetta di avere un reddito sufficiente una volta uscito dal mondo del lavoro si porta tra il 2018 e il 2019 dal 31,2% al 42,4% del campione, al massimo degli ultimi 15 anni.

Solo il 13,7% degli intervistati dichiara però di essersi dotato di un fondo pensione.

Tuttavia migliora la comprensione della varietà dei bisogni legati all’invecchiamento. Nel 2019, infatti, non solo aumenta l’acquisto dei prodotti di bancassurance, sia ramo vita che ramo danni, ma affiorano percentuali non basse di sottoscrittori di polizze e di forme assicurative e di welfare aziendale rivolte a soddisfare i bisogni nel campo della salute (14,4%) e della invalidità nella vecchiaia (15,8%).

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