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  • 14 Novembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 8 Novembre 2024 07:53
  • Milano

Stop alle auto diesel e benzina entro il 2035: i consumatori italiani sono (quasi) pronti

Approvata la norma che impone lo stop alla vendita di auto a benzina, diesel o Gpl a partire dal 2035. E l’ultimo studio di EY mostra come a livello globale il 51% dei consumatori sia già intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico. In Italia il dato sale al 73%.

Stop alle auto diesel e benzina entro il 2035: i consumatori italiani sono (quasi) pronti

Approvato in via definitiva. Il Parlamento europeo ha messo un sigillo sul taglio delle emissioni di CO2 per auto e veicoli commerciali leggeri, nell’ambito delle misure del piano Fitfor55. Nel 2035 il taglio delle emissioni sarà pari al 100% rispetto al 2021, ovvero non si venderanno più veicoli alimentati a benzina o a diesel.

L’industria è già sul piede di guerra. I tempi sono troppo stretti per una riconversione produttiva (ammesso che si possa fare) e alcune case automobilistiche, come Ford, annunciano già licenziamenti a tre zeri. E i consumatori? Forse sono i più pronti di tutti.

FIT FOR 55: DI COSA SI PARLA

Ma andiamo con ordine. Di cosa stiamo parlando quando parliamo di “Fit-For-55”? Il nome fa riferimento a un piano di riforme che si sta cercando di varare a Bruxelles su proposta della Commissione Europea e che ha come obiettivo quello di tagliare del 55% le emissioni di anidride carbonica  da diverse fonti inquinanti entro il 2050. Il processo si mostra complesso e le battaglie tra le diverse correnti presenti al Parlamento Europeo non mancano, ma su una riforma sono riusciti a trovare l’accordo: lo stop alla vendita di auto non elettriche a partire da 2035, provvedimento a cui è stato affiancato un emendamento (detto “salva Motor Valley”) che ha prolungato di un anno, fino al 2036, lo stop per i produttori di auto e furgoni “di nicchia” tra cui anche top brand come Ferrari e Lamborghini, Maserati e altri ancora.

I CONSUMATORI SONO PRONTI

Di fatto però i consumatori sembrano abbastanza pronti. L’ultimo EY Mobility Consumer Index del 2022 (che la società di consulenza Ernst&Young riserva ogni anno al mondo automotive cercando di capire, a livello globale, lo stato di salute del mercato e partendo dal punto di vista dei consumatori di 18 paesi diversi) mostra come i consumatori siano pronti ad accogliere questa trasformazione del mercato.

Il 51% degli intervistati (un totale di 13 mila persone nel mondo) ha intenzione di acquistare nel prossimo futuro un veicolo o completamente elettrico o ibrido semplice o plug-in. È il 22% in più di due anni fa.

L’Italia in questo scenario si colloca al primo posto in Europa (73%), prima di Spagna (62%), Norvegia (61%), Svezia (52%) e Regno Unito dove il dato scende già al 49%. Sono Cina e Corea del Sud a tenere testa a tutti con il 69% e il 63% di preferenze mentre gli Stati Uniti restano i peggiori: solo il 29% dei consumatori ha dichiarato di voler acquistare un veicolo sostenibile.

Ma c’è di più: l’88% degli intervistati sarebbe disposto a pagare il sovrapprezzo necessario e il 35% a pagare un sovrapprezzo almeno del 20%.

BOOMER E GENX IN PRIMA FILA

Lo studio di EY va poi più in profondità e per quanto riguarda l’Italia evidenzia come il dato del 73% degli interessati all’acquisto di un veicolo elettrico sia in aumento rispetto al 2021, quando aveva raggiunto il 63%.

Di questa percentuale il 47% è rappresentata da boomer (over 60), mentre il 26% dalla Generazione X (tra i 40 e i 55 anni). I giovanissimi sono dunque meno interessati al tema o comunque ancora poco attenti.

Nello specifico, il 23% dei potenziali acquirenti di automobili prevede di acquistarne una completamente elettrica nel 2022, un dato nettamente in aumento rispetto all’anno precedente quando era fermo al 9%, e finalmente in linea con la media mondiale registrata quest’anno, pari al 20%. Il 22% la acquisterebbe ibrida plug-in e il 28% ibrida pura.

La sfida ora passa all’industria che dovrà convertirsi a una produzione full electric. C’è chi lo ha già fatto (Suzuki per esempio) ma il processo non sarà semplice né poco costoso e dodici anni di tempo potrebbero essere pochi.

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