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  • 25 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 23 Aprile 2024 12:29
  • Milano

Educazione e cultura: cosa serve oggi agli italiani

Il livello di preparazione culturale dei giovani italiani sta scendendo sempre di più sotto la media Ocse. E con il Covid-19 sono venuti meno relazione e inclusione sociale. Che ora devono essere recuperati

Educazione e cultura: cosa serve oggi agli italiani

C’è un dato su cui fermarsi a riflettere, ancora di più oggi che l’epidemia da Covid-19 ha fermato la frequentazione scolastica e rivoluzionato l’assetto educativo e formativo dei nostri giovani nella scuola: il risultato dei test Pisa (Programme for International Student Assessment) e, in particolare, la parte relativa alle competenze finanziarie dei giovani.

Nel loro ultimo aggiornamento triennale relativo al 2018 e appena rilasciato, ci dicono che il grado di conoscenze scientifiche e di comprensione del testo degli italiani raggiunge un punteggio di 476, migliorato rispetto al 2012 quando era a 466 punti, ma peggiorato rispetto al 2015 quando aveva raggiunto i 483 punti.

Ed è sempre e comunque inferiore alla media Ocse (nel 2018 era 505, nel 2012 era 500 e nel 2015 era 489). Questa rilevazione arriva a 6 anni dalla prima e mostra ancora delle gravi differenze di genere, in particolar modo per l’italia, dove i ragazzi superano in preparazione del 15% le ragazze (la media Ocse è solo del 2%). I motivi possono essere tanti: culturali, pratici, di necessità, di tradizione famigliare.

UN PERICOLOSO TREND DISCENDENTE

Quello che ci dicono questi dati è che nel nostro Paese c’è da anni una situazione di graduale e pericoloso trend discendente delle conoscenze e del livello di preparazione culturale dei nostri giovani che rappresentano poi i consumatori, gli elettori, la classe politica e manageriale del domani.

Oggi poi, la situazione appare ancora più complessa. L’epoca che ci troviamo davanti è caratterizzata dalla mancanza di relazione, ovvero da quel fatto naturale che è alla base di qualsiasi forma di evoluzione umana.

Perché la relazione esista è necessario che gli individui producano da soli una loro visione critica da scambiare poi con altri individui. E questa capacità critica viene dallo studio, o meglio, da molti anni di studio.

E questo è sempre stato così, solo che oggi con il Covid-19 è diventato molto più evidente. Da tutte le analisi sociologiche fatte negli anni, infatti, emerge che per capire la rilevanza che tutto quello che non si sa è importante, e che senza gli altri non si riesce ad andare avanti e a vivere, è necessario studiare almeno fino ai 22-23 anni di età.

L’articolo 3 della Costituzione offre implicite indicazioni: bisogna lavorare sulla formazione, ovvero facendo studiare tutti e facendo in modo che tutti arrivino a conseguire almeno una laurea
Remo Lucchi
Presidente EumetraMR

IL RUOLO DEL SISTEMA PUBBLICO

Ma non solo. Oltre a questa consapevolezza è necessario avere chiaro che un secondo elemento fondamentale per la formazione è quello dell’inclusione sociale.

In questo pesa moltissimo l’assenza del ruolo della politica e di una sua visione di lungo periodo soprattutto sul tema della scuola e della formazione scolastica.

È importante che sia il sistema pubblico a investire nell’educazione. Ma non solo. Oggi, a maggior ragione in una situazione di crisi dovuta all’epidemia e al lockdown, i consumatori vogliono, ancora di più che in passato, che anche le aziende e non solo lo stato parlino con loro, li rassicurino su quello che stanno facendo per tutelare la loro salute e la salute di tutta la società.

LA GUIDA DELLA COSTITUZIONE

In questo senso, è indubbio che il Covid-19 abbia portato un grande cambiamento, una rivisitazione della nostra vita verso gli aspetti della salute e dell’essenzialità. Ora è però necessario creare le condizioni perché il mondo possa tornare a relazionarsi come in passato, e che i giovani possano tornare a vivere la scuola come facevano prima del lockdown, superando quel blocco che il sistema scolastico ha dovuto subire a causa del Covid-19.

In merito al come operare, è l’articolo 3 della Costituzione che ha sempre offerto (e offre tutt’ora) implicite indicazioni: bisogna lavorare sulla formazione, ovvero facendo studiare tutti e facendo in modo che tutti arrivino a conseguire almeno una laurea.

Le risorse per questo obiettivo ci devono essere.
Già oggi un terzo dei ragazzi italiani si iscrive all’università; e questo il più delle volte accade quando c’è il sostegno morale e materiale della famiglia.

Ma si dovrà assolutamente evitare che gli altri – quelli che non hanno sostegno – facciano altre scelte. Li si deve aiutare con politiche di sostegno attivo. Per tentare di recuperare una situazione di degrado culturale che inevitabilmente diventerà di degrado sociale se non presa per tempo.

contributor
Presidente dell’Advisory board di Eumetra MR, opera nel campo della ricerca di mercato da oltre quarant’anni. Cofondatore di Eurisko – il maggiore istituto di ricerca italiano per decenni – ha sviluppato la principale ricerca sociale italiana (Sinottica), punto di riferimento nazionale per l’analisi dell’evoluzione sociale e per la definizione delle strategie media. Studia da diversi anni il cambiamento sociale e, in particolare, quello del consumatore.

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