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  • 20 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 16 Aprile 2024 12:31
  • Milano

Consumi: il salto indietro a 20 anni fa

L'istituto di statistica ha registrato un calo del 4% tra gennaio e marzo. Cifre che fanno tornare ai livelli del 2000

Consumi: il salto indietro a 20 anni fa

L’effetto Covid-19 ora è evidente anche sui consumi. Quelle che erano solo paure, timori, ora sono numeri certi.

I dati Istat comunicati l’11 giugno a parziale rettifica di quelli del 29 maggio, parlano infatti di un prodotto interno lordo che nel primo trimestre del 2020 è sceso del 5,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Tutto diminuisce: le importazioni (-6,2%), le esportazioni (-8%), la domanda interna (che ha contributo per il 5,5% alla contrazione del pil) e i consumi delle famiglie, crollati del 4%.

L'ANALISI DI COLDIRETTI

Questo significa tornare ai primi anni 2000. Un’analisi svolta da Coldiretti infatti dimostra come i consumi degli italiani abbiano fatto un salto indietro di circa 20 anni.

Nella nota di Coldiretti si legge che “il risultato è una diminuzione delle vendite al dettaglio del 26,3% in valore con punte massime per calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-90,6%), mobili, articoli tessili e arredamento (-83,6%), abbigliamento e pellicceria (-83,4%) e giochi, giocattoli, sport e campeggio (-82,5%), mentre il calo minore si registra per i prodotti farmaceutici (-3,5%)”.

In controtendenza le vendite dei beni alimentari che sono aumentate del 6,1% stando ai dati Istat relativi al mese di aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il settore in realtà è l’unico a non aver mai perso quota, anzi a essere cresciuto, da quando è iniziata la pandemia. Le spese diverse da quelle per prodotti alimentari e per l’abitazione sono scese di oltre il 12% rispetto al primo trimestre del 2019.

“Con l’emergenza” spiega la Coldiretti “aumenta il peso dei consumi alimentari che rappresentano la seconda voce di spesa nei budget delle famiglie dopo l’abitazione”.

LE CONSEGUENZE DELLA DIMINUZIONE DEL LAVORO

Questi dati sono la conseguenza più evidente di quanto accaduto nei primi tre mesi dell’anno, testimoniata anche nel rapporto annuale Confcommercio-Censis secondo il quale a causa della crisi sanitaria e del lockdown il 42,3% delle famiglie ha visto ridursi l’attività lavorativa e il reddito, il 25,8% ha dovuto sospendere del tutto l’attività e il 23,4% è finito in Cig.

Ecco dunque che per quanto riguarda i consumi, si legge nella nota Confcommercio-Censis,  il 23% delle famiglie ha dovuto rinunciare definitivamente all’acquisto di beni durevoli (mobili, elettrodomestici, auto) già programmati e il 48% a qualunque forma di vacanza (week end, ponti, Pasqua, vacanze estive).

A quest’ultimo proposito, oltre la metà delle famiglie non ha programmato nulla e circa il 30% rimarrà a casa non avendo disponibilità economica (percentuale che sale al 57% per i livelli socio economici bassi). Solo il 9,4% si permetterà il “lusso” di partire ma con una riduzione di budget e di durata.

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