Sono tanti, anzi tantissimi gli italiani che utilizzano i videogame. E a giocare non sono solo i ragazzi. Quando si parla del mercato del gaming si fa riferimento a un target davvero molto ampio (dai 6 ai 65 anni). In Italia sono più di 13 milioni i gamer e secondo gli ultimi dati dell’istituto di ricerche Statista questi dedicano in media oltre 6 ore a settimana ai videogiochi. Nel dettaglio, il 40% resta attaccato al monitor tra 1 e 5 ore settimanali, il 14% tra le 11 e le 14 ore e il 7% per più di 20 ore.
IL MERCATO DEL GAMING
Secondo i numeri del report “I videogiochi in Italia” stilato da Italian Interactive Digital Entertainment Association, il mercato dei videogame nel nostro paese è in ottima salute. Nel 2023 il giro d’affari ha superato i 2,3 miliardi di euro, con un trend di crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Sempre nel 2023 sono stati spesi più di 570 milioni di euro in videogiochi nuovi (+6% rispetto al 2022) con il digitale (314 milioni) che supera l’acquisto fisico (264 milioni).
Oggi la domanda da parte dei gamer si rafforza. In Italia più del 30% della popolazione utilizza videogame e grazie alla disponibilità di console di nuova generazione, i consumatori hanno allocato budget importanti per l’acquisto di accessori (+45%) e nuovi videogiochi (+6%).
Non si tratta di parlare di trend o di fenomeno, quello del gaming è da tempo un vero e proprio “business” che, come in Italia, anche all’estero gode di un mercato più che florido. A confermarlo, dopo tanta attesa, l’annuncio dei Giochi Olimpici di e-sport, ormai riconosciuti a livello agonistico e professionistico. Un tassello importante per delineare il futuro del gaming non solo come medium ma anche come elemento sportivo-culturale.
GIOCARE Sì... MA ATTENZIONE ALL'AMBIENTE
Ma c’è un aspetto dell’industria del gaming spesso sottovalutato. Giocare ai videogame non fa bene all’ambiente. Oggi l’esperienza di gioco ha raggiunto livelli mai visti prima. La qualità e le performance necessitano, però, di tecnologie digitali ipersofisticate e server ad alte prestazioni, dotati di adeguati sistemi di raffreddamento. Queste infrastrutture comportano consumi energetici considerevoli che, se sommati alle emissioni di CO2 e alla produzione di rifiuti elettronici di scarto, rendono il settore poco virtuoso.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cambridge vengono emessi 89 kg di carbonio solo per la produzione e per il trasporto di ogni console, l’equivalente delle emissioni di un’auto a benzina che percorre 367 chilometri.
Inoltre, così come per il settore dell’automotive o della telefonia, anche l’industria del gaming ha bisogno di estrarre le materie prime necessarie alla costruzione del prodotto finale. Il processo di produzione è spesso inquinante, pericoloso e realizzato con manodopera a bassissimo costo.
LA SOLUZIONE "USATO"
Per contenere le emissioni di CO2 la soluzione viene dal “passato”. A prendere piede, grazie anche alla riscoperta di titoli “vintage”, è l’usato. Secondo le stime di Wallapop, piattaforma online di compravendita di prodotti di seconda mano, i giocatori italiani possono risparmiare fino al 92% sull’acquisto di videogiochi usati e guadagnare fino al 256% vendendo i propri.
Infatti, sempre secondo l’azienda spagnola, i videogiochi ben conservati (e soprattutto rari o limited edition) possono garantire margini di profitto fino a 600 euro grazie a loro incremento di valore.
In questo modo è possibile risparmiare e guadagnare e allo stesso tempo contribuire a ridurre le emissioni di carbonio promuovendo un’economia circolare.