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  • 26 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 23 Aprile 2024 12:29
  • Milano

Consumatori e sostenibilità: l’importanza di packaging ed etichette

Il 55% degli italiani chiede chiarezza sulle confezioni. Per il 42% è importante che siano realizzate con fonti rinnovabili. Il 70% vuole trovare informazioni sul ciclo di vita del prodotto. Emerge dai dati dell’Osservatorio Out of the box di Nomisma-Glaxi. Le imprese sono avvisate

Consumatori e sostenibilità: l’importanza di packaging ed etichette

Ci sono due aspetti che emergono nelle scelte del consumatore, cambiato dall’esperienza della pandemia: l’attenzione alle spese da un punto di vista esclusivamente economico (maggiore oculatezza) e l’attenzione a cosa si compra (qualità e specifiche del prodotto).

Secondo l’ultimo Osservatorio Out of the Box preparato da Nomisma in collaborazione con la società di analisi Glaxi, il 61% degli italiani sostiene che risparmierà e che valuterà con attenzione gli acquisti da effettuare. Ma il 55% sostiene anche che, nel selezionare un alimento confezionato, opterà per quello che presenta in modo chiaro e immediato le caratteristiche del prodotto, mentre il 53% quello con il packaging più sostenibile.Un’altra importante percentuale di italiani (il 40%), invece, tenderà a orientarsi verso prodotti confezionati che tutelano maggiormente l’igiene.

Ecco quindi che la sostenibilità della confezione è uno dei fattori a cui si inizia a fare più attenzione. In parte ne avevamo già parlato in occasione della presentazione dell’Osservatorio Nomisma su Packaging e Largo Consumo e avevamo già messo in evidenza come l’attenzione al modo in cui un bene di acquisto viene confezionato fosse diventata molto elevata

SOSTENIBILITÀ TOTALE

In questa fase di crescita del fenomeno, è importante però capire bene cosa significa per i consumatori “packaging sostenibile”. Secondo l’ultima indagine Nomisma-Out of the Box per un italiano su due vuol dire che l’imballaggio è stato realizzato usando forme e materiali facili da smaltire (56%) e da riciclare (50%). Il 42%, inoltre, ritiene importante che il packaging sia stato creato usando fonti rinnovabili e con basse emissioni di CO2, mentre un altro 42% pone l’accento sul fatto che la sua produzione sia “sostenibile” ovvero che, al di là dei requisiti di tutela ambientale, rispetti dei principi e dei valori etici di riferimento come per esempio essere avvenuta senza sfruttare la manodopera dei paesi poveri.

A COSA SERVE IL PACKAGING

Anche perché il 43% degli italiani riconosce nel design della confezione un elemento capace di influenzare gli acquisti. Quello che emerge è che, fronzoli a parte, il packaging deve servire a 5 esigenze di base:

  • comunicare le caratteristiche di base del prodotto (88%);
  • comunicare valori e sostenibilità (84%);
  • evidenziare la trasparenza e l’onestà del brand (83%);
  • trasmettere un senso di positività, freschezza ed energia (82%);
  • esprimere l’autenticità della marca (78%).

Insomma, il consumatore oggi è più esperto e attento: in sette su dieci vogliono trovare sul packaging dati riferiti al ciclo di vita del prodotto ed elementi legati alla sicurezza sanitaria e alla conservazione, mentre un altro 69% si concentra sull’origine delle materie prime e le fasi della produzione. Per il 66% è fondamentale trovare certificazioni e indicazioni che mostrino i requisiti di qualità

CRESCE LA SENSIBILITÀ ALLA SPESA

Di fronte a questa sensibilità crescente degli italiani verso confezioni che rispettino il più possibile l’ambiente e modalità sane di produzione e che offrano sempre più informazioni di prodotto, finora ci si è scontrati con una certa riluttanza a spendere qualcosa in più per poter avere packaging di prodotti di questo tipo. Nell’ultima indagine Nomisma di febbraio, infatti, il 53% degli italiani dichiarava di non essere disposto a farlo. Un risultato inferiore rispetto al maggio del 2020 (67%) ma comunque ancora importante.

Dai risultati dell’indagine Nomisma-Glaxi invece, sono emersi sentimenti contrastanti. Per quanto riguarda gli alimenti, 3 italiani su 10 non pagherebbero di più. Il 37%, tuttavia, spenderebbe tra il 5 e il 15% in più, percentuale che sale al 40% se si prendono in considerazione i capi di abbigliamento, anziché i prodotti alimentari. Questo significa che sta crescendo la quota di chi riconosce il valore della sostenibilità e lo sforzo che le imprese fanno per creare un’offerta che abbia tali requisiti.

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