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  • 24 Aprile 2024
  • Ultimo aggiornamento 23 Aprile 2024 12:29
  • Milano

Sviluppo sostenibile: a che punto siamo

Il mondo delle imprese c’è. E con loro anche Banca d’Italia. Assenti la politica e i media. Il punto sul cammino dell’Italia verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 con Enrico Giovannini, portavoce di ASviS

Sviluppo sostenibile: a che punto siamo

C’è un obiettivo che ci attende. Anzi 17 obiettivi, che compongono l’Agenda 2030 approvata nel settembre del 2015 dai 193 paesi membri delle Nazioni Unite, Italia compresa. Si parla di sviluppo sostenibile nei suoi molteplici significati di sostenibilità economica, sociale e ambientale e di riduzione delle disuguaglianze nel mondo, una sfida che o farà la fortuna dell’Europa o la sua distruzione. Il 2030 è vicino, molto vicino e il lavoro da fare verso quel tipo di sviluppo che consenta di soddisfare i bisogni della generazione attuale senza pregiudicare che la successiva possa fare altrettanto, è ancora molto.

IL SENTIERO SBAGLIATO DELL'EUROPA

Imprese, politica, rappresentanze sociali si incontrano periodicamente per discutere del work in progress, ed è quanto è stato fatto anche al Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’ASviS (Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile) da cui è emersa una sintesi chiara della situazione: sebbene l’Europa sia uno dei luoghi più “sostenibili” al mondo in base a quanto previsto dall’Agenda 2030, non sta però camminando sul sentiero corretto in termini di sostenibilità.

“Indubbiamente in Europa siamo tra i più virtuosi in termini di reddito, di qualità dell’ambiente, di istruzione, di salute, di benessere complessivo, ma consumiamo ancora troppe materie prime a capitale naturale” spiega Enrico Giovannini, portavoce di ASviS. “Il mondo non potrà sopravvivere a lungo se 8 miliardi di persone continuano a consumare con i ritmi attuali e con le scelte attuali. Emettiamo troppa anidride carbonica e se non la controlliamo il cambiamento climatico genererà dei costi che rischiano di mettere in seria difficoltà la stabilità finanziaria di molti paesi, tra cui l’Italia. Abbiamo bisogno di prepararci a tutto questo. I tempi sono stretti e dobbiamo fare rapidamente ancora molti passi avanti”.

LA SITUAZIONE DELL'ITALIA

L’ultimo studio ASviS mostra come l’Italia sia in condizione migliore rispetto alla media europea per alimentazione, salute, energia, economia circolare, cambiamento climatico ed ecosistemi terrestri, ma resti fortemente indietro su povertà, istruzione, lavoro, innovazione, disuguaglianze, città, ecosistemi marini, governance e partnership. “Tutta la parte economico-sociale sta proseguendo su un sentiero sbagliato perché la crisi ha colpito pesantemente il Paese e non si è ancora risolta” aggiunge Giovannini, che ricorda come il nostro Paese non si trovi assolutamente ancora sul sentiero di uno sviluppo sostenibile adeguato.

IL RUOLO DELLA POLITICA E DEI MEDIA

A mancare è soprattutto la visione politica. “È da tre anni e mezzo che insistiamo sul fatto che il coordinamento per l’Agenda 2030 debba passare dalla Presidenza del Consiglio e stiamo ancora aspettando la costituzione di una cabina di regia per portare a Palazzo Chigi queste attività” dice Giovannini.

Il mondo delle imprese e della società civile è più avanti. In ASviS si sono riuniti oltre 220 soggetti tra cui Confindustria, CGIL, WWF, Legambiente, Confcooperative (solo per citarne alcuni) e oggi rappresenta la più grande rete della società civile italiana le cui proposte sono il frutto di una sintesi originale delle diverse posizioni. Ma c’è di più.

Anche il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in occasione del Festival ha confermato che il pubblico e una parte delle imprese sono pronti a fare il salto, e ha riconosciuto che la mancata considerazione da parte dei mercati finanziari del cambiamento climatico induce rischi di carattere sistemico.

“Che anche il Governatore della banca centrale italiana prenda una posizione così netta è rivoluzionario” dichiara Giovannini che oltre a puntare il dito verso un atteggiamento ancora scarsamente dinamico della politica, si rivolge anche ai media. “Troppo spesso presentano fenomeni sociali importanti come sganciati tra loro. Il cambiamento climatico, le migrazioni, la transizione energetica, lo sviluppo tecnologico, in realtà, sono tutti collegati e andrebbero affrontati in modo sinergico. Semplificare queste connessioni rischia di sminuire la portata del cambiamento che dobbiamo realizzare”.

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Giornalista, digital addicted, lavora sui contenuti per dare qualità ai prodotti editoriali che segue. Perché oggi più che mai la qualità di ciò che si racconta fa la differenza

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