Come spiega Massimo Taddei dalle colonne de LaVoce.info “il primo paniere, utilizzato dal 1928 al 1938, era diviso in sole cinque sezioni: alimentazione, vestiario, abitazione, riscaldamento e luce e varie. Si trovavano beni come legna da ardere, carbon coke, polacchi neri (un tipo di stivali) per uomo e per ragazzo, pennini e matite nere e, naturalmente, olio di ricino. Oggi, il paniere Istat ha dodici divisioni di spesa, che variano dai prodotti alimentari alle attività ricreative”.
Ma non solo: la digitalizzazione, la crescente sensibilizzazione verso l’economia sostenibile, lo sviluppo tecnologico hanno stravolto i consumi.
“Nel 1928” sottolinea Taddei “l’unico mezzo di trasporto all’interno del paniere era il tram, oggi la sezione Trasporti comprende nove tipi diversi di mezzo privato, oltre al costo dei voli nazionali e internazionali, degli pneumatici, delle autoscuole e di molto altro”.
È un paniere che rispecchia l’evoluzione socio economica del Paese e che ha un grande valore economico necessario al calcolo dell’andamento dei prezzi, ma anche sociale, perché disegna come cambiamo, cosa scegliamo e cosa decidiamo di non far rientrare più tra le priorità della vita.