Questioni ambientali e coronavirus: sin dai primi casi di COVID-19 in Occidente, sono stati diversi gli esperti che hanno sottolineato come l’inquinamento atmosferico delle città abbia in qualche modo contribuito a rendere maggiormente aggressivo il virus a livello globale.
Una correlazione, questa, che ha inevitabilmente risvegliato le coscienze delle persone rispetto a tematiche green e sostenibili, facendo toccare con mano quanto le nostre azioni, anche nel piccolo, possano avere un peso nel plasmare la realtà in cui viviamo.
Chi non ha davanti agli occhi le immagini dei delfini che nuotano nei porti deserti durante il primo lockdown, o ricorda la costante diminuzione dell’inquinamento atmosferico quando, per forza di cose, nelle grandi città la circolazione dei veicoli era diminuita drasticamente?
Il binomio COVID-inquinamento ha improvvisamente reso chiaro agli occhi di tutti quanto pressante e urgente possa essere un problema, quello dei cambiamenti climatici e della sostenibilità ambientale, che fino a pochi mesi prima non godeva della stessa attenzione e partecipazione.
Questo perché i rischi che porta con sé, in precedenza non erano stati percepiti come concreti e con una forte influenza sulla vita delle persone.
COME CI COMPORTIAMO
Questo dipende dal modo in cui il nostro cervello valuta e percepisce il pericolo.
La parte più antica e istintiva del nostro cervello, il rettiliano, è per sua natura ego-riferita: è quindi portata in prima battuta a dare rilevanza a ciò che minaccia la nostra incolumità in modo concreto, nel qui e ora.
I cambiamenti climatici, almeno fino all’arrivo di COVID-19 in Occidente, nella nostra percezione erano associati soprattutto a scenari futuri: i più non riuscivano a vederne il riscontro e il rischio concreto sulla propria quotidianità. Il coronavirus invece, con i suoi diretti ed immediati effetti negativi sulla salute, presenta da subito un rischio spaventosamente vicino, tanto da risvegliare il nostro istinto di sopravvivenza e spingerci a prendere delle precauzioni per proteggerci dal contagio.
È bastato che i due problemi fossero in qualche modo messi in relazione, per trasformare la questione ambientale in un problema urgente, tanto da motivare le persone a valutare e in molti casi abbracciare uno stile di vita più sano e virtuoso, così da contribuire nel piccolo a un cambiamento positivo per l’ambiente, salvaguardando nel frattempo anche la propria salute.
LE NUOVE PREFERENZE DI ACQUISTO
Inevitabilmente, questo cambio di paradigma ha spinto i consumatori a richiedere una maggiore attenzione sui temi di sostenibilità anche ai brand di fiducia, chiamati a schierarsi per il rispetto dell’ambiente e a prendere in considerazione soluzioni eco-friendly.
In questo contesto inedito, i consumatori hanno iniziato a sviluppare anche nuove preferenze d’acquisto, e in buona parte sono stati spinti anche a sperimentare e apprezzare un consumo di prossimità, privilegiando produzioni locali, preferibilmente biologiche, che valorizzino il territorio e supportino le attività locali.
OBIETTIVO: IL CONSUMATORE MEDIO
In ambito marketing e comunicazione, sostenibilità e approccio green sono trend che i brand hanno cominciato ad introdurre e proporre ormai da un certo periodo di tempo: se però in precedenza messaggi legati a comportamenti virtuosi e ai loro effetti per società e ambiente sembravano essere rilevanti più che altro per una audience “elitaria” – più aperta e ricettiva nei confronti di un tale cambiamento – nel mondo post COVID impegnarsi in favore di queste tematiche è anche un modo per coinvolgere, rassicurare e dimostrarsi vicini alle necessità del consumatore medio, oggi in cerca di soluzioni eticamente corrette per contribuire a un futuro migliore, più sostenibile e consapevole.