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Il glossario del credito al consumo

Merito creditizio, prestito finalizzato e prestito personale, Tan, Taeg. Tutti i termini e i concetti da conoscere e tenere bene a mente quando ci si avvicina al mondo del credito al consumo

Il glossario del credito al consumo

Articolo creato il 1 dicembre 2022. Ultimo aggiornamento 30 ottobre 2024

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Questo articolo è in continua evoluzione. Si arricchisce nel corso del tempo con la definizione dei termini principali che ruotano intorno al mondo del credito al consumo, che spesso non vengono compresi fino in fondo.

È proprio dietro alla diffusione di una cultura finanziaria adeguata che ogni consumatore può e deve migliorare il suo approccio al credito e ai vantaggi che offre pur nella consapevolezza di tutti i limiti e le necessarie attenzioni che anche chi eroga finanziamenti deve imporre per una generale tutela collettiva e del mercato.

AFFIDABILITÀ

Iniziamo con un termine fondamentale. Quando si parla di prestiti è fondamentale essere “affidabili”, ovvero avere le carte in regola per poter ricevere del credito. A giudicare questo stato è la banca o la finanziaria che eroga il finanziamento che esaminerà la situazione presente e passata del richiedente.

Del presente controllerà la condizione lavorativa (se dipendente stabile o lavoratore autonomo), l’età, il livello di indebitamento già in essere. Del passato esaminerà gli altri debiti contratti e le modalità (precisione e correttezza compresa) di rimborso. In base a questi parametri verrà rilasciato un punteggio di affidabilità (credit score) che sentenzierà la possibilità o meno di ottenere il prestito richiesto.

AMMORTAMENTO ALLA FRANCESE

Quando si ottiene un prestito è sempre bene avere chiaro quali saranno le modalità di restituzione delle singole rate. La più diffusa è il cosiddetto “ammortamento alla francese”. Questo piano di rateizzazione prevede rate sempre uguali nel tempo al cui interno a cambiare è la quota di capitale (ovvero i soldi che la banca o la finanziaria ci stanno prestando) e di interessi (ovvero il margine di guadagno che la banca o la finanziaria applicano per coprire le spese e guadagnare).
Ferma restando la cifra fissa, nei primi tempi di pagamento si verseranno più interessi che capitale.
Il vantaggio di questo tipo di ammortamento sta nel fatto che si paga sempre lo stesso importo e dunque è più semplice fare una buona pianificazione del debito. Lo svantaggio è che in caso di estinzione anticipata, si saranno già pagati buona parte degli interessi e dunque la spesa “in più” che la finanziaria carica sul finanziamento è già stata versata all’inizio, rendendo dunque meno conveniente un’estinzione in anticipo.

L’ammortamento alla francese si distingue da quello “all’italiana” (in verità poco utilizzato) che prevede invece una rata variabile ogni mese che ha una quota fissa di capitale. A cambiare è la quota degli interessi calcolata sull’ammontare del capitale preso in prestito. Quindi all’inizio sarà più alta e poi, con il passare del tempo, scenderà.

BUY NOW PAY LATER

È una modalità di rateizzazione di piccoli importi per brevi periodo di tempo (tre mesi, sei mesi, un anno). In italiani significa “compra ora, e paghi dopo” ed è una pratica messa in atto non solo da esercenti attraverso strumenti di pagamento come Paypal e affini ma anche da alcune banche per rateizzare in modo promozionale l’importo della spesa cumulato sulla carta di credito.
Ne avevamo parlato diffusamente qui.

Si tratta di finanziamenti di importo e durata limitati che per le loro caratteristiche non sono assoggettati alla disciplina del credito ai consumatori. Nella pratica di tutti i giorni si tratta prevalentemente di operazioni digitali, connesse all’acquisto di beni online, su piattaforme di e-commerce e di importo modesto.

Ma attenzione: non può essere considerato una forma di credito al consumo. Questa forma di rateizzazione infatti non ha nessun tipo di controllo preventivo sulla solidità finanziaria del consumatore e sulla capacità effettiva di rimborsare il credito. E questo per molti è un vantaggio. La semplificazione massima della fase di istruttoria che evita le procedure del credito al consumo tradizionali, ne fa uno strumento molto apprezzato sia dal retailer che dal consumatore, che ha anche il vantaggio di un’offerta di pagamento a rate e a zero costi.

Proprio per questo è oggetto di forte dibattito anche con il legislatore europeo, proprio perché la dilazione ripetuta su piccoli acquisti rischia di far perdere al consumatore una visione complessiva sulla sua posizione debitoria. E la mancata visibilità di queste operazioni agli occhi delle finanziarie e delle banche rischia di far emergere una visione solo parziale della posizione debitoria del consumatore. Insomma, uno strumento con vantaggi interessanti e altrettanti rischi.

CATTIVO PAGATORE

Continuiamo con un termine sgradevole ma purtroppo piuttosto frequente. Quando si sente parlare di “cattivo pagatore” si fa riferimento a una persona che in passato ha acceso un prestito e non ha pagato in modo regolare (o affatto) le rate di restituzione. Essere stato un cattivo pagatore comporta una segnalazione da parte della banca o della finanziaria che ha emesso il prestito alla Centrale rischi, il Crif (vedere spiegazione in basso).
Questa segnalazione avviene per  informare tutto il sistema finanziario del fatto che una persona non è stata regolare nei pagamenti. Purtroppo questo pregiudica la possibilità futura di ricevere un prestito, che potrebbe venire negato.

La segnalazione nella banca dati del Crif resta per 12 mesi, se il ritardo del passato è di una o due rate e poi il debito è stato saldato. I mesi diventano 24 se le rate non pagate sono 3 o più e aumentano a 36 per le situazioni più gravi.

CONSOLIDAMENTO DEL DEBITO

Il consolidamento del debito consiste nel riunire in un unico finanziamento più prestiti sottoscritti nel tempo in modo da ottimizzarne la gestione e i costi.

L’obiettivo è arrivare ad avere un’unica rata mensile più bassa rispetto alla somma delle tante rate in essere e ridurre così una posizione di sovraindebitamento. È possibile anche che il nuovo finanziamento abbia una durata maggiore rispetto ai precedenti in modo tale da consentire comunque una gestione più bilanciata in un tempo più lungo della propria posizione debitoria.

In ogni caso, banche e finanziarie per erogarlo chiedono garanzie. Di base una posizione lavorativa stabile e comunque la sostenibilità della rata.

CREDIT SCORE

È il punteggio assegnato dalla finanziaria o dalla banca alla persona che chiede un finanziamento. Dipende dal suo trascorso storico in tema di indebitamento e dalla sua posizione lavorativa e debitoria al momento della richiesta.
In base al miglior o peggior punteggio, che indicherà la percentuale di rischio di credito del contraente, la finanziaria valuterà se e in che misura fornire il credito.

CREDITO REVOLVING

Questo termine serve per indicare l’apertura di una linea di credito con una caratteristica ben precisa: viene offerta la disponibilità di una somma di denaro continuativa da restituire con rate mensili.
Il credito revolving non ha una data di scadenza o comunque una lunghezza predeterminata, ma può durare potenzialmente all’infinito.

Il credito iniziale viene restituito attraverso versamenti mensili a cui si aggiungono interessi applicati solo alla somma effettivamente utilizzata. Per questo motivo, se non si farà ricorso alla linea di credito, non saranno corrisposti interessi.

Il beneficiario, una volta ottenuto il credito, potrà disporne a suo piacimento senza vincoli di alcun tipo e può decidere di aumentare l’importo della rata mensile, in modo da accelerare l’estinzione del debito. Solitamente la restituzione del credito avviene attraverso l’addebito automatico della somma sul conto corrente del titolare della linea di credito, mentre l’istituto finanziario che ha concesso il credito è tenuto, mensilmente, a inviare al beneficiario un estratto conto che segnali il saldo del mese precedente, il calcolo giornaliero degli interessi sul capitale residuo effettivo, TAN, TAEG, l’imposta di bollo ed eventuali altri addebiti.

CRIF

Con questa sigla si abbrevia Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria ovvero quell’ente che gestisce Eurisc, una banca dati meglio nota come SIC (Sistema di informazioni creditizie) al cui interno sono conservate le informazioni sui finanziamenti chiesti e ottenuti da parte di consumatori e imprese.

A fornire i dati sono le finanziarie e gli istituti di credito che poi andranno a consultare la storia creditizia di chi si rivolge loro per un finanziamento. Ricorrendo al SIC, le società che aderiscono a CRIF, possono misurare merito (vedi sotto cosa significa) e rischio creditizio, oltre che l’affidabilità e la puntualità del richiedente, e diminuire il rischio di frode, soprattutto quella legata al furto di identità.

Banche e istituti di credito possono decidere di concedere un finanziamento ai consumatori che si rivolgono a loro anche solo in base a una buona storia creditizia, senza richiedere ulteriori garanzie. Nel bene e nel male è comunque sempre l’istituto di credito o la finanziaria a decidere se concedere o meno il credito richiesto mentre la banca dati di Crif mantiene il ruolo di strumento di valutazione creditizia.

ESTINZIONE ANTICIPATA

Con estinzione anticipata si intende la possibilità, per il contraente di un prestito, di restituire prima della scadenza del contratto tutto il capitale residuo e gli interessi maturati fino a quel momento, in modo da poter cancellare immediatamente il debito contratto.

Tutto qui? Non proprio. È importante sapere che, di norma, alla sottoscrizione del finanziamento viene anche fissata una penale (solitamente dell’1% o dello 0,5% quando mancano meno 12 mesi alla fine del prestito) che risarcisca l’istituto creditizio per il mancato versamento degli interessi legati alla quantità di denaro che andava ancora restituito. L’indennizzo invece non è dovuto se l’importo rimborsato in anticipo corrisponde all’intero debito residuo, se è pari o inferiore a 10.000 euro oppure se l’estinzione viene effettuata in esecuzione di un contratto a garanzia del credito con un’assicurazione.

FIDEJUSSIONE

Spesso questo termine si confonde con la Garanzia (di cui parliamo nel paragrafo successivo) ma in realtà è più complesso.

Di fatto la fidejussione è un contratto per cui qualcuno (un garante) si prende l’impegno di garantire il rimborso del prestito sottoscritto da una persona che non viene giudicata affidabile dal punto di vista creditizio.

Se questo avviene in modo amichevole (da parte di un parente o di un conoscente) allora la fidejussione viene definita “solidale” e può essere “totale”, “parziale” o “omnibus” (a seconda se copra tutto, una parte o fino a un tetto massimo del debito). 

Ma spesso non è così. Quando manca un garante solidale, che chiede un prestito e ha bisogno di una garanzia, il consumatore è costretto a sottoscrivere un contratto di fidejussione con una banca, con un’assicurazione o con un operatore finanziario che per l’operazione chiederà degli interessi.
Ma non sono solo queste le differenze: nel caso di fidejussione bancaria viene spesso richiesta una garanzia immobiliare, un lavoro fisso e anche il blocco della somma oggetto di garanzia. Questa richiesta viene meno nelle fidejussioni assicurative o sottoscritte con finanziarie.

Ovviamente la fidejussione, di qualsiasi tipo sia, viene meno al venire meno del debito.

GARANTE

In alcuni casi gli istituti di credito, per concedere un prestito, oltre a chiedere garanzie su chi questo prestito lo sta chiedendo (il contraente), come per esempio la busta paga, richiedono anche la presenza di un soggetto terzo su cui rivalersi se il debitore non riuscisse a rispettare le scadenze pattuite. Si tratta del garante che, di norma, viene richiesto se a rivolgersi a loro è un’azienda, un lavoratore a partita iva o un lavoratore con un contratto a tempo determinato.

Un esempio classico sono i genitori che diventano garanti per i figli. Diventare garanti è vincolante, per questo chi accetta deve conoscere nel dettaglio condizioni e scadenze del prestito e gli obblighi a cui si sottopone in caso di mancato pagamento da parte debitore.

Anche per diventare garanti bisogna soddisfare requisiti specifici: serve un reddito fisso dimostrabile, come uno stipendio o una pensione e un merito creditizio (vedi termine successivo) sufficientemente alto.

Infine, la legge consente al garante subentrato nell’estinzione del debito di tutelarsi chiedendo al debitore non solo la restituzione di quanto anticipato, ma anche gli interessi e le altre spese connesse al prestito.

INSOLVENZA

Quando una persona (o un’azienda) si trova nella condizione di non poter più rimborsare il suo debito nei termini previsti da un accordo, si dice che si trova una situazione di “insolvenza”.

È in questi casi che chi deve riscuotere il debito si può rivalere o sul garante nel caso di persona fisica o sulla fidejussione sottoscritta in sede di definizione del prestito (vedi le voci in alto).

L’insolvenza può essere temporanea (e in tal caso è spesso possibile rinegoziare le condizioni di pagamento con la finanziaria o la banca che ha erogato il prestito) o irreversibile.

È proprio per evitare questo tipo di situazioni che quando chi chiede un prestito non ha un merito creditizio sufficiente (vedi voce sotto), viene imposta la firma di una fidejussione.

INTERESSI

Quando una persona riceve un prestito, la banca addebita dei costi che si chiamano “interessi passivi”. Sono pari a una percentuale che va a coprire le spese di gestione del prestito, i costi vivi della banca o della finanziaria per la sua erogazione, monitoraggio e gestione.

ISTRUTTORIA

Una volta avviata la richiesta di prestito, la società finanziaria avvia la cosiddetta “istruttoria”, ovvero la verifica della presenza delle condizioni patrimoniali tali da rendere possibile, solido e sicuro il piano di rimborso. Viene in sintesi valutato il merito creditizio (vedere definizione che segue).

Può accadere che al termine dell’istruttoria l’ente finanziatore decida di chiedere al consumatore delle garanzie ulteriori per una maggiore sicurezza. Generalmente l’istruttoria per un prestito personale dura poche ore e può avere un costo che viene conteggiato nel calcolo del TAEG (vedere definizione in merito) complessivo del prodotto.

MEDIATORE CREDITIZIO

Il mediatore creditizio è un professionista che si pone tra un consumatore che ha bisogno di un finanziamento e la banca o l’istituzione finanziaria che quel finanziamento può erogare. Di fatto è un professionista che deve aiutare a incontrare la domanda con un’offerta adeguata. È una figura indipendente, riconosciuta dal Testo Unico Bancario che ne definisce ruolo e ambiti di azione.

Il suo lavoro consiste nel raccogliere le esigenze del consumatore, cercare sul mercato le offerte a lui più adatte, spiegarle e creare un contatto con l’ente finanziatore.

Tutti i mediatori creditizi sono iscritti all’Albo Professionale dell’ Oam (l’ordine di appartenenza).

MERITO CREDITIZIO

Il merito creditizio, noto anche come credit score, è fondamentale. È il parametro utilizzato da banche e finanziarie per stabilire se chi chiede un prestito o un finanziamento rispetta tutti i requisiti necessari alla sua concessione. Può essere alto o basso, e si calcola partendo da alcuni indicatori fondamentali quali l’indebitamento del richiedente, il rapporto tra le sue entrate e le uscite e la capacità di restituzione dei debiti contratti in precedenza.

Il merito creditizio impatta sulle condizioni economiche che la banca o l’istituto applicheranno all’eventuale prestito: più la persona è “virtuosa” e dunque il valore del merito creditizio elevato, migliori saranno le condizioni cui verrà concordato il prestito. Al contrario i richiedenti con un merito creditizio basso otterranno un prestito a condizioni meno favorevoli oppure, in situazioni particolarmente gravi, non potranno ottenerlo.


MONTANTE

Quando nel contratto di finanziamento si fa riferimento al montante, si allude alla totalità della somma che deve essere rimborsata. Somma il capitale agli interessi.

Il suo valore è determinato dall’importo richiesto e dal tipo di tasso applicato. Se il prestito ha un tasso fisso (sempre uguale nel tempo) allora il montante potrà essere definito all’inizio nella sua totalità. Se invece il prestito ha un tasso variabile allora il valore del montante potrà essere stimato ma definito nella sua completezza solo alla sua scadenza.

PRESTITO D'ONORE

Il prestito d’onore è un tipo di prestito personale (vedi definizione in basso) rivolto a giovani con molte agevolazioni.

Per richiederlo i requisiti generali sono:

  • un’età compresa tra i 18 e i 35 anni
  • la residenza in Italia da almeno 6 mesi;
  • dimostrare la volontà di avviare o di sostenere un’attività lavorativa nell’ambito del commercio, dei servizi o della produzione di beni;
  • dimostrare la propria intenzione e impegno a continuare a svolgere tale attività per diversi anni.

Il prestito d’onore più conosciuto è quello per gli studenti meritevoli che, a fronte del mantenimento di determinati risultati scolastici, possono ottenerlo (e mantenerlo) per finanziare le proprie spese annue di formazione. Il rimborso avverrà nei due anni successivi al termine degli studi senza tassi di interesse con un ammortamento che potrà variare tra 1 e 15 anni.

Un secondo tipo di prestito d’onore è quello per avviare il lavoro autonomo (massimo 25.823 euro), per aprire un franchising (massimo 200 mila euro in tre anni, il 50% a fondo perduto e il 50% a tasso agevolato da restituire in 7 anni), per avviare una microimpresa (massimo 129.114 euro, il 50% a fondo perduto e il 50% a tasso agevolato scontato del 30% rispetto a quello di riferimento e da restituire in massimo 7 anni).

Il prestito d’onore per studenti meritevoli è concesso da una banca convenzionata con l’università o l’istituto di riferimento. Il prestito d’onore per giovani imprenditori, è erogato e gestito dalle Regioni, dai Comuni o da Invitalia Autoimpiego (l’Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e dello Sviluppo d’Impresa).

PRESTITO FINALIZZATO

Con questo termine si intende il finanziamento di una somma, solitamente compresa tra 200 e 75.000 euro, da restituire a rate, legata all’acquisto di un determinato bene o servizio (un’auto, un elettrodomestico, mobili, una vacanza…).

Il consumatore sottoscrive con l’intermediario un finanziamento pari al costo del bene che vuole acquistare (le cui caratteristiche e prezzo devono essere indicate nel contratto del finanziamento) o a una parte del costo, nel caso in cui decidesse di pagarne una quota con le proprie disponibilità economiche.

Spesso questo accordo viene fatto al momento dell’acquisto del bene direttamente con il rivenditore che ha in essere una partnership con una finanziaria che eroga il credito. L’importo viene infatti erogato direttamente a chi vende il bene, mentre il richiedente rimborserà il prestito alla finanziaria con delle rate composte da una quota capitale (che rappresenta il costo effettivo del bene) e dagli interessi, che sono il costo sostenuto dal richiedente per accedere al prestito.


PRESTITO PERSONALE

Anche il prestito personale è compreso in un range tra i 200 e i 75.000 euro, ma a differenza del prestito finalizzato non è collegato all’acquisto di uno specifico bene o servizio. Si chiede per avere della liquidità a disposizione da usare per esigenze diverse.

Per ottenerlo il consumatore si deve rivolgere a una banca o a un istituto finanziario autorizzato che può anche servirsi di agenti e di mediatori creditizi. Per entrambi i tipi di prestiti (che sia finalizzato o che sia personale), la persona che lo richiede dovrà dimostrare la sua capacità di rimborso grazie al proprio reddito o a una fideiussione, ovvero alla garanzia personale di un soggetto terzo che assicura la restituzione del credito concesso.

QUOTA CAPITALE

Le rate con cui si resituisce un prestito all’ente che lo ha concesso, si compongono di due parti, la quota capitale e la quota interessi. Quando si parla di quota capitale si fa riferimento alla porzione del finanziamento che riguarda il denaro preso effettivamente in prestito. A questa è poi necessario aggiungere la quota interessi.

Generalmente nella composizione delle singole rate del piano di restituzione dell’importo preso a prestito, la quota capitale aumenta nel tempo mentre la quota di interessi si comporta al contrario, dimunendo man mano che si avvicina la fase di chiusura del finanziamento.

RID

Quando si incontra la sigla RID (o Sepa se riguarda operatori europei) significa che si sta avendo a che fare con un Rapporto Interbancario Diretto. È semplice: il Rid non è altro che un servizio per incassare automaticamente le rate del prestito (o del mutuo), l’importo della carta di credito, le bollette energetiche e tutti i debiti che mensilmente i consumatori hanno per i propri consumi e/o acquisti.

Per usufruirne bisogna essere titolare di un conto corrente postale o bancario su cui si autorizza il prelievo automatico degli importi dovuti compilando dei moduli predefiniti. Accendere o spegnere un Rid è sempre possibile. Basta darne comunicazione al proprio istituto di credito.

RINEGOZIAZIONE

La rinegoziazione di un prestito avviene quando chi ha contratto il finanziamento si trova in una condizione economica diversa (di solito peggiore) da quella di partenza, per cui ha necessità di rivedere tempi e modalità di pagamento delle proprie rate.

Partiamo dal presupposto che rinegoziare è un diritto del consumatore che può chiedere all’istituto che ha erogato il prestito (la banca o la finanziaria) di sostenerlo in questa sua richiesta. Tuttavia per l’istituto finanziario non c’è alcun obbligo di andare incontro alle nuove richieste del cliente. Verrà fatta una nuova valutazione della posizione debitoria alla luce delle novità sopraggiunte nel tempo, e una nuova valutazione del merito creditizio (vedere sopra il significato). Se positiva allora la rinegoziazione potrà essere accolta e si tradurrà, nella maggior parte dei casi, in un prolungamento temporale del piano di restituzione delle rate in modo tale da pesare meno mensilmente ma per un periodo di tempo più lungo.

Allo stesso tempo la rinegoziazione può avvenire non necessariamente in presenza di condizioni personali e finanziarie peggiori ma anche solo perché ci sono tassi e condizioni più vantaggiose presso finanziarie diverse dalla propria. In questo caso si parla di surroga del prestito che prevede un trasferimento del proprio finanziamento presso un nuovo istituto finanziario. Anche questo è un diritto del consumatore.

TAEG

Con TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) si intende il costo totale del prestito comprese tutte le spese connesse ad esso. È la voce da tenere in considerazione se si vuole sapere il costo effettivo totale del finanziamento che si sta per attivare.

Comprende, oltre al TAN, tutti gli altri oneri che il consumatore dovrà soddisfare in cambio del credito ricevuto, quali le spese per l’apertura e la gestione del conto corrente, le spese delle eventuali polizze aggiuntive obbligatorie, il costo per la gestione della pratica e i costi delle operazioni di pagamento. Per legge, deve essere indicato nei messaggi pubblicitari, nelle offerte dei creditori e anche nei contratti stipulati.

TAN

Il TAN (Tasso annuo nominale) indica il tasso d’interesse, in percentuale e su base annua, che un creditore chiede sull’erogazione di un finanziamento. In pratica è la porzione di guadagno che l’intermediario incassa per il servizio che offre.

Si aggiunge alla quota capitale, ovvero al valore effettivo del bene che viene pagato in rate mensili e, come quest’ultima, viene ripagato al creditore suddividendolo in rate a scadenza. Il TAN è il parametro di partenza per il calcolo del TAEG (vedere voce che segue) a cui si aggiungono le spese di gestione.


TASSO ZERO

Con Tasso Zero si fa riferimento ad operazioni finanziarie in cui il denaro viene dato in prestito senza l’applicazione di interessi. 
Viene dunque richiesta la restituzione solo del capitale e di eventuali spese di gestione.
Per questo il TAN (leggi la definizione qui sopra) è azzerato, mentre il TAEG (leggi la definizione qui sopra) potrebbe non esserlo ed è sempre necessario verificare bene le condizioni contrattuali.

Generalmente i prestiti a tasso zero sono delle formule promozionali che hanno durata limitata. Quello che accade è che l’interesse non viene pagato dal cliente finale ma viene coperto dal rivenditore o dalla finanziaria stessa (o da entrambi) con lo scopo di attirare nuova clientela nell’ambito di una strategia di marketing di lungo periodo.

USURA

Quando si parla di usura ci si riferisce ad un reato che consiste nella pratica di fornire denaro in prestito con un tasso di interesse e con costi che superano i limiti fissati dalla Banca d’Italia e che vengono aggiornati ogni tre mesi.

Per il secondo trimestre del 2023 (aprile-giugno) sono stati fissati al 17,9% per il credito finalizzato all’acquisto rateale e al 18,9% per i prestiti personali.

Per questo i tassi vanno monitorati lungo tutta la vita del finanziamento acceso, e nel caso si verificassero superamenti dei limiti previsti per legge, è necessario farlo presente alla finanziaria e (in caso di mancata risposta) rivolgersi all’Autorrità giudiziaria.

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