E se quest’anno il Black Friday non fosse più così “Black” come sempre è stato? E se la pandemia avesse dato un colpo anche al weekend dello shopping a saldo più sfrenato di sempre? Non sono pochi gli osservatori a pensarlo.
L’attesa è per il prossimo 26 novembre, il “venerdi nero” degli acquisti, a cui seguirà il Cyber Monday (29 novembre), giornata di maxi sconti dedicata più al mondo degli uffici e all’alta tecnologia. Ebbene, la società di analisi di marketing multicanale Sitecore ha intervistato 400 rivenditori di marchi retail statunitensi e ha scoperto che solo il 41% di chi ha dei punti vendita fisici crede che ci sarà un vero boom. Al contrario, il 49% teme che il 2021 potrebbe essere l’ultimo anno di reali guadagni dalle giornate di maxi sconti e che in futuro non si ripeterà più quanto accaduto nel 2020 quando, come riportato dalla National Retail Federation, le vendite al dettaglio salirono a 789,4 miliardi di dollari (in aumento dell’8,3% rispetto al 2019) mentre quelle online aumentarono di quasi il 24%, superando i 200 miliardi di dollari.
IL MOMENTO DEI RIVENDITORI ONLINE
Per quanto eMarketer stimi che le vendite al dettaglio durante il Black Friday potrebbero superare il trilione di dollari (1.147 miliardi, +9%), lo scenario appare oggettivamente diverso per chi ha negozi fisici e per chi lavora sono con l’online. Un sondaggio condotto dalla rivista online Retail Customer Experience ha infatti rilevato che il 65% dei negozianti concorda sul fatto che i marchi e-commerce nativi digitali vinceranno la gara degli incassi. Questo spiegherebbe anche perché il 91% sostiene che probabilmente nel 2021 migliorerà le proprie offerte attraverso realtà virtuale e intelligenza artificiale.
E in questo eMarketer concorda: i rivenditori di abbigliamento e i grandi magazzini beneficeranno di un rimbalzo post-pandemico, ma sarà Amazon a dominare ancora una volta, seguito da leader omnicanale come Walmart, Target e Best Buy.
COSA È CAMBIATO
La pandemia infatti ha cambiato molte cose. I consumatori ormai, si sono abituati a una modalità omnicanale di shopping: possono ordinare online, ritirare in negozio, farsi consegnare i prodotti a casa. Non è più qualcosa di “eccezionale”, è diventata routine. Ma non solo. La politica degli sconti è diventata più frequente in momenti diversi dell’anno e le vecchie strategie (come quella della vendita a sconto sensazionale in pochi giorni) stanno lasciando il posto alla risposta a nuove esigenze dei consumatori, come quella di vivere delle vere e proprie esperienze (magari ludiche) all’interno del punto vendita in cui si reca.
Del resto anche i dati che riguardano l’ecommerce in Italia confermano questa tendenza così evidente negli Usa: il valore dell’ecommerce è cresciuto finora di un quinto rispetto al 2020 e sfiora i 40 miliardi come riporta l’ultimo Osservatorio ecommerce B2C elaborato dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm. Le vendite delle piattaforme raggiungono i 39,4 miliardi ma a impressionare è l’incremento con un +21% che non si vedeva da oltre un lustro.
IL BLACK FRIDAY È OBSOLETO?
Ecco dunque che il Black Friday potrebbe essere una delle prime vittime di questo cambiamento: secondo l’analisi di Sitecore, l’80% dei retailer sostiene sia diventato obsoleto. Questo spiegherebbe perché l’85% sta usando la pandemia per “resettare” le pratiche di vendita post-Thanksgiving, e perché solo il 60% dei marchi sta pianificando una promozione del Black Friday (in calo del 17% dal 2020).
Più di tre quarti (76%) limiteranno le promozioni del Black Friday al solo weekend in calendario, temendo che una promozione più lunga svaluterebbe il loro brand.
Anche il Cyber Monday sta subendo un colpo. Mentre l’e-commerce continua a crescere – la National Retail Federation stima che la spesa annuale potrebbe raggiungere 1,13 trilioni di dollari – la maggior parte dei brand (78%) sostiene sia diventato sempre meno strategico.
In altre parole, meglio essere pronti a promuovere le vendite veloci ed efficaci durante tutto l’anno per raggiungere anche i consumatori incerti che bruciare tutta la propria popolarità in tre giorni. I brand hanno capito che la politica dello sconto concentrata in poche giornate non consente di creare un legame duraturo con i consumatori, mentre episodi come la pandemia hanno fatto capire che se manca questo legame in momenti di difficoltà il consumatore si rivolge altrove.