Tutto dipenderà da quando finirà il cosiddetto “lockdown”, ovvero il periodo di chiusura delle attività produttive non essenziali e di isolamento forzato. È in base a questo che l’Istat, nella sua ultima nota sull’andamento dell’economia italiana relativa al mese di marzo, oltre a fare il punto sulla situazione attuale, presenta le previsioni sul futuro calo dei consumi, che sarà comunque in entrambi i casi “rilevante e diffuso”.
E arriva a una conclusione: la percentuale del calo oscillerà tra il 4,1 e il 9,9%.
IL CALO DELLA FIDUCIA
Il mercato è già in difficoltà. A marzo risultano infatti sospese le attività di 2,2 milioni di imprese (il 49% del totale, il 65% nel caso di quelle esportatrici), che provvedono all’occupazione di 7,4 milioni di persone (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%) con un calo generalizzato della fiducia sia da parte del consumatori che delle imprese.
Una fiducia che non potrà che peggiorare fino a quando non verrà messa la parola “fine” al lockdown e non si capirà se e in che modo i consumi riprenderanno la loro scalata.
LOCKDOWN FINO AD APRILE
Qualora il lockdown dovesse terminare in aprile, secondo l’Istat la riduzione dei consumi potrà essere pari al 4,1%. A soffrire di più nel periodo saranno le spese per i servizi (-0,9%) con un focus su quelli turistici per un totale del -1,1%.
“In termini occupazionali, la caduta del valore aggiunto coinvolgerebbe 385 mila occupati (di cui 46 mila non regolari) per un ammontare di circa 9 miliardi di euro di retribuzioni” si legge nella nota dell’Inps.
A subire le contrazioni più forti daranno i comparti dell’alloggio e ristorazione (-11,3%) e del commercio, trasporti e logistica (-2,7%).
LOCKDOWN FINO A GIUGNO
Nel caso invece di un lockdown per altri due mesi e dunque fino alla fine di giugno, la riduzione dei consumi sfiorerebbe il 10% (-9,9%) con poco meno di 900 mila occupati coinvolti, di cui 103 mila non regolari “per un totale di 20,8 miliardi di retribuzioni” spiega l’Istat.
Questo secondo scenario avrebbe effetti più pervasivi tra i settori economici, coinvolgendo anche la produzione di beni di consumo, dei servizi alla persona (entrambi -3,6%) e dei servizi professionali (-3,4%).
In particolar modo, sarebbero fortemente colpiti i settori della cultura (-16,4%) e dell’intrattenimento (-12,7%), oltre al commercio al dettaglio (-6,7%).