Incertezza sì, ma resta la fiducia nel futuro. L’ottimismo non abbandona gli italiani nonostante le difficoltà del momento. È questo quello che si evince dal Rapporto Coop 2023 Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, che fotografa come ogni anno le abitudini di consumo nel nostro Paese.
INFLAZIONE E AUMENTO DEI PREZZI
L’indagine Coop presentata lo scorso 7 settembre mostra come ad allarmare gli italiani (e l’Europa in generale) ci siano inevitabilmente al primo posto le questioni legate al conflitto in Ucraina che hanno innescato un effetto domino provocando una crisi energetica e una conseguente impennata dei prezzi.
Stando all’indagine sono 45 milioni gli italiani che hanno dovuto fare rinunce più o meno grandi a causa dell’inflazione e il 34% di questi prevede un peggioramento del proprio bilancio familiare nei prossimi mesi. Questa situazione grava, e non poco, sull’economia reale con le famiglie costrette a tirare la cinghia: solo negli ultimi 2 anni il loro potere d’acquisto è stato abbattuto in una misura pari a 6.700 euro procapite.
Secondo il rapporto, infatti, più di un italiano su tre avrebbe bisogno di una mensilità aggiuntiva di stipendio per potersi permettere una vita più tranquilla e maggiormente dignitosa.
In questo scenario a diminuire sono proprio gli acquisti degli immobili (-14,5% tra il 2022 e il 2023) e delle auto nuove (-21,5%). Ma anche i prodotti tecnologici stanno perdendo sempre più appeal (-40% per gli elettrodomestici, -11% smartphone) e mentre in Europa si taglia sulla spesa alimentare (Regno Unito e Francia a fare da capofila con rispettivamente il 33% e 31%) gli Italiani preferiscono adottare politiche anti-spreco, dando così una svolta più sostenibile al loro stile di vita.
Anche in Italia, in ogni caso, a pesare molto è il carrello della spesa: i prezzi dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche negli ultimi due anni sono aumentati del +21,3% e per il 2024 sono previsti altri aumenti.
GLI ITALIANI ACCUSANO IL COLPO MA RESTANO FIDUCIOSI
I disagi maggiori stanno colpendo soprattutto la classe media dove meno della metà delle famiglie riuscirebbero a fare fronte senza difficoltà ad una spesa imprevista di 800 euro e solo un terzo ad una di 2.000 euro.
La generazione Z (18-34 anni) soffre di più soprattutto se si confronta il suo stipendio con quello di un boomer: a parità di inquadramento, un giovane italiano guadagna quasi la metà di un over 50. Non stupisce allora se il 40% di loro si immagina di vivere altrove tra tre anni e il 20% sta già progettando di farlo.
Eppure, nonostante tutto questo, il 36% degli intervistati guarda al proprio futuro con fiducia e il 29% con serenità.
A preoccupare quindi non è tanto la vita personale, nella quale ci rifugiamo, bensì il contesto esterno. Il privato che fa da contraltare allo scenario pubblico. La casa resta il luogo sicuro dove rifugiarsi per scampare all’instabilità economica, politica e ambientale.
ITALIANI E CRISI CLIMATICA: NON TUTTI NE SONO CONVINTI
E proprio la crisi ambientale rappresenta una delle maggiori preoccupazioni degli italiani (lo è per l’85% del campione) imputata soprattutto a imprese, alle classi più agiate e alle politiche energivore di Asia e Nord America.
Resta tuttavia una differenza importante tra questo livello di preoccupazione e quanti (troppo pochi) intendono impegnarsi davvero per fare qualcosa: solo un italiano su 4 ha adottato uno stile di vita sostenibile in ogni ambito della propria quotidianità e solo in 14 milioni sono pronti a battersi in prima persona per la tutela dell’ambiente.
Ma c’è di più: se il 67% italiani è convinto della gravità dei fenomeni estremi dovuti al climate change, per il 19%, nonostante l’emergenza rimanga un’evidenza oggettiva, l’uomo non risulta esserne la causa principale, bensì la vittima.
A completare il quadro c’è un 15% di italiani che ritiene che siamo di fronte a un fenomeno meno grave di come ci viene descritto (11%) o completamente inventato dai giornali (4%).
C’è infine chi si rassegna ritenendo che la situazione attuale non sia mutabile, quantomeno nel breve-medio termine. Infatti, 14 Italiani su 100 sono convinti di essere vicini a un punto di non ritorno e che la propria vita può assumere contorni sempre più cupi proprio a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.