La difesa va mantenuta sempre molto alta. I tentativi (spesso a buon fine) di frodi finanziarie anche sui finanziamenti sono tornati a salire.
Secondo gli ultimi dai diffusi da Crif i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi (ad esempio auto, moto, articoli di arredamento, elettronica ed elettrodomestici, ecc), restano sempre la tipologia di finanziamento più colpita. Nel 2022 questi casi rappresentano il 38,4% del totale e sono tornati a crescere.
Se nel 2021 erano diminuiti del 30% rispetto al 2020, dopo un analogo 30% di riduzione nel 2019 (rispetto al 2018), nel 2022 i casi sono tornati a salire, segnando un +11,5% rispetto all’anno precedente. Resta in linea invece l’importo medio che per questa tipologia è pari a 7.339 euro.
Ma c’è di più. Nel 2022 si allungano i tempi di scoperta delle frodi. Infatti, solo il 37,6% dei casi viene scoperto nei primi 6 mesi, mentre sono aumentati circa del 40% quelli scoperti tra i 6 e 24 mesi e del 32% quelli scoperti tra i 3 e 4 anni; mentre 1 caso su 5 viene scoperto addirittura dopo oltre 5 anni (+7,9%).
LE CARTE DI CREDITO e il BUY NOW PAY LATER
L’attenzione dei truffatori sembra spostarsi sempre più verso le carte di credito (che includono anche il credito revolving), dove si evidenzia una notevole crescita delle frodi nel 2022, pari al +31,5% rispetto al 2021, che si va a sommare al +59,7% già registrato nel 2021 rispetto al 2020.
Crescono i casi di frode sulla rateizzazione di acquisti e-commerce, le così dette formule “Buy now, pay later” (BNPL) anche se ricoprono ancora una fetta residuale sul totale del fenomeno (1,3%).
LEGGI QUI: Cos’è il Buy now pay later
QUANTI ANNI HANNO I CONSUMATORI FRODATI
Osservando la distribuzione delle vittime di frode per classe di età, la fascia nella quale si rileva il maggior incremento percentuale è quella dei 51-60 anni (+6,6%) mentre diminuiscono le frodi tra i 31-40 anni (-5,5%). Gli under 30 restano comunque la fascia maggiormente colpita dal fenomeno, con il 22,9% sul totale delle vittime.
Spesso i tentativi di frode avvengono attraverso l’uso di codici fiscali inesistenti.
Mentre analizzando i documenti identificativi emerge che, in linea rispetto allo scorso anno, viene confermato l’utilizzo preponderante della carta di identità come documento identificativo, con una incidenza pari al 82,4% del totale, seguito dalla patente col 15,3%.
Dallo studio emerge come l’1,33% dei documenti presentati in fase di identificazione anagrafica sia una carta di identità con un maggior rischio di contraffazione, oppure valida ma non riconducibile al soggetto, mentre per le patenti questo dato arriva al 2,6% dei casi.