L’ottimismo tra le famiglie sta tornando, ma in tema di consumi l’Italia raggiungerà i livelli pre-Covid solo nel 2023. Sebbene ci sia tutta una serie di fattori positivi che fanno ben sperare in una ripresa di lungo periodo, i danni causati dalla pandemia sia a livello economico sia a livello psicologico, impongono molta cautela.
Lo afferma l’analisi svolta nel “Rapporto Coop 2021 – Economia, Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani” di cui solo pochi giorni fa è stata presentata l’anteprima digitale (a redigerlo, l’Ufficio Studi di Ancc-Coop con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Npd, Crif, Tetra Pak Italia).
L'OTTIMISMO VERSO L'ITALIA
A emergere è un sostanziale ottimismo a livello globale grazie ai primi concreti segnali di ripresa del Pil. A fare da locomotiva è la Cina mentre in Europa l’Italia si sta ritagliando un ruolo importante con la sua crescita annuale vicina al 6% (al di sopra delle aspettative), un export che è tornato ai livelli pre-Covid e la riconversione digitale della propria manifattura.
Il nostro paese gode, soprattutto, di un nuovo e inatteso momento di favore internazionale grazie ai recenti, molteplici successi sportivi e musicali, ma anche alla buona gestione della pandemia e soprattutto all’effetto autorevolezza generato dalla premiership di Mario Draghi: il 60% della business community internazionale si dichiara convinto di una maggiore attrattività del Paese nei prossimi tre anni e il 48% lo ritiene una possibile destinazione dei propri investimenti futuri.
L'ATTENZIONE ALL'AMBIENTE
Un tema, quello della crescita, che cammina di pari passo alla necessità di una grande rivoluzione verde a livello globale (44 sono i paesi che si sono impegnati con leggi, protocolli, documenti nel 2021 rispetto ai 22 di appena 2 anni fa). E ormai sono in molti (la maggioranza) ad esserne consapevoli. Il 79% degli italiani si dichiara infatti, preoccupato del riscaldamento globale e il 75% degli executive affida lo sviluppo futuro all’innovazione tecnologica e digitale e sono gli scienziati e i medici a tornare in cima ai modelli di riferimento degli italiani (rispettivamente con il 49% e il 32% del campione).
IL RITORNO DELLA FIDUCIA
Tutto questo si ripercuote sull’indice di fiducia degli italiani: quasi 7 su 10 guardano al futuro con ottimismo. Torna la fiducia nel prossimo (lo afferma il 41% rispetto al 19% di quattro anni fa), a partire dalla famiglia e dagli affetti più stretti. Ma il nuovo “think positive” degli italiani dipende dalla rinnovata consapevolezza “delle cose importanti della vita” (45% degli intervistati) piuttosto che da un concreto cambiamento delle proprie condizioni di vita.
L’EDIZIONE 2021
Ed è proprio qui che, a chiusura del cerchio, si trovano le motivazioni dell’usare cautela nel pensare che tutto sia risolto. Non è così. Restano, infatti, profonde le ferite fisiche e mentali della pandemia, l’ansia, l’insonnia, la depressione e i disturbi alimentari generati dall’inquietudine da long Covid (si stima in 10 miliardi il costo totale solo per il trattamento delle sindromi depressive generate dalla pandemia).
Inoltre, si moltiplicano le povertà: sono 27 milioni gli italiani che ancora nel 2021 hanno vissuto rinunce e disagi quotidiani, 18 milioni coloro che ne prevedono il perdurare nel tempo e 5 milioni coloro che temono il protrarsi di sacrifici, anche in ambito alimentare. Per questo motivo la ripresa dei consumi dovrà attendere un po’ più a lungo e, secondo la maggioranza degli esperti, l’Italia raggiungerà i livelli pre Covid solo nel 2023.