Sapere come si spendono i propri risparmi, quali sono le voci di entrata e quali quelle di uscita. Mettere a fuoco dove sono gli sprechi. Capire dove si possono recuperare risorse.
Sembra banale ma non lo è. Domandare questo a chiunque si accinga a chiedere un prestito, significa spesso trovarsi davanti al disorientamento più totale.
Eppure il tema del controllo e della pianificazione di un budget personale o famigliare dovrebbe essere centrale nella vita delle persone. Soprattutto per capire le reali possibilità di spesa e le sacche di sperpero e prevenire situazioni limite di insufficienza economica.
COSA DICONO I DATI
Un’indagine Doxa (febbraio 2017) ha rilevato l’importanza dell’educazione finanziaria sin da piccoli. Laddove infatti in famiglia è stata fatta una qualsiasi forma di educazione alla gestione dei soldi, il livello di alfabetizzazione da adulti è risultato molto più alto.
I dati mostrano una correlazione positiva e significativa tra le conoscenze acquisite e l’avere ricevuto una “paghetta” o una qualche nozione di risparmio o una formazione di qualsiasi tipo dedicata alla pianificazione e al controllo delle spese, all’aver svolto lavoretti compensati in famiglia tra gli 8 e i 12 anni e all’aver avuto autonomia nella gestione dei propri risparmi.
È per questo che sarebbe importante insegnare già ai più piccoli cosa significa “gestire” dei soldi. Ma, nonostante di educazione finanziaria in Italia si parli da molto tempo, non sono stati raggiunti grandi risultati.
CHI (NON) SE NE OCCUPA
In famiglia si pratica ancora poco e la scuola non interviene se non grazie ad iniziative di privati, che pure non mancano. Ma non bastano. Mai si è riusciti a creare un’agenda di governo sul tema nonostante siano gli stessi studenti a essere interessati. Una recente indagine della fine del 2018 di Skuola.net su 10 mila interviste, per esempio, ha evidenziato come i ragazzi delle scuole medie e superiori sappiano poco o nulla di gestione dei soldi, confondano il funzionamento delle carte di credito con quello delle carte di debito, solo il 23% abbia un suo conto postale dove depositare i suoi soldi che vengono alimentati per lo più con parte della paghetta o con i regali dei genitori o dei parenti. Eppure 3 su 4 sarebbero ben contenti di saperne di più.
E non solo loro. L’esigenza c’è anche negli adulti che capiscono, se gli viene spiegato, l’importanza di avere una app o un tool che possa essere di aiuto nel preparare il budget famigliare e nel capire come correggere i propri comportamenti sbagliati per spendere i soldi in modo più sostenibile.
Molti operatori del settore si stanno attrezzando in questa direzione, Agos compresa, consapevoli del fatto che una clientela più preparata sia anche più virtuosa nelle sue scelte di spesa.
Ma ci sarebbe bisogno di una direttiva dall’alto. Ci sarebbe bisogno che le istituzioni e la scuola dessero davvero una forma integrata a dei piani educativi che potrebbero formare degli adulti più consapevoli nel realizzare un domani, i loro bisogni.