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  • 21 Novembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 20 Novembre 2024 09:36
  • Milano

Consumo slow: di cosa stiamo parlando

Valorizzazione di tempi lenti e densi nel quotidiano, maggiore selettività e consapevolezza nelle esperienze, individuali o condivise, attenzione all’ambiente. Così una tendenza diventa scelta di vita in ambiti diversi di consumo

Consumo slow: di cosa stiamo parlando

Il profumo del tempo. L’arte di indugiare sulle cose”. Parto dal titolo del libro di un filosofo coreano, Byung-Chul Han, per introdurre il senso, l’importanza e il gusto di un tempo ritrovato. Un tempo più lento e più denso per le nostre esperienze di vita e di consumo.

Si tratta di una possibile rigenerazione di ritmi (e spazi) che coinvolgono anche i momenti di acquisto e consumo, personali o condivisi, di prodotti e servizi. E che influenza anche la relazione con brand e imprese.

LA DEFINIZIONE

Il consumo “Slow” è un consumo responsabile e attento ai processi di produzione, che apprezza modalità di conoscenza originali e trasparenti dei prodotti e della loro filiera, condividendo scelte sostenibili per l’ambiente e per le persone.

Tutto questo senza perdere di piacevolezza, anzi cercando sempre più di arricchire le proprie occasioni di vita – e di consumo – con esperienze in grado di attivare sensi, memorie, ispirazioni. Momenti densi e di valore, anche se brevi.

È importante sottolineare che questa ricerca di qualità di vita, personale e collettiva, non si contrappone in modo radicale alla velocità – di servizio, di relazione e di “risposta” – che la contemporaneità ci offre.

IL COINVOLGIMENTO DELLE IMPRESE

Soprattutto nell’ambito dei consumi, e grazie alle tecnologie digitali, abbiamo oggi accesso a molteplici e incrociate possibilità di interazione, scelta e modulazione delle nostre esigenze di acquisto.

Il consumo slow non nega tutto questo, ma nella ricerca di nuovi equilibri responsabili e sostenibili, pone l’accento sull’analisi critica e sulle soluzioni creative a una contemporaneità sempre più complessa.

Per quanto riguarda l’Italia, dall’ultimo Rapporto Coop su consumi e stili di vita degli italiani, emerge che l’italiano, pur essendo pessimista, continua a credere nelle scelte sostenibili nei consumi in generale, dall’abbigliamento alla mobilità.

Ecco dunque che all’interno del più ampio valore della sostenibilità rientra il concetto di consumo slow, orientando e influenzando la qualità di scelte di consumo ed esperienze di vita. Valori e scelte che anche Brand e imprese fanno proprie e che abbracciano vari settori tra cui l’abbigliamento, l’alimentare e il turismo.

SLOW FASHION

Con Slow Fashion, “moda lenta”, si fa riferimento a un approccio al consumo che “educa” il consumatore a conoscere e ad acquistare capi di abbigliamento

  • creati per durare nel tempo;
  • realizzati con materiali di qualità ed ecosostenibili;
  • lavorati da una manodopera trattata e pagata in maniera equa.

Ecco che il fattore “lentezza” rientra non solo come giusto tempo e valore dato alle persone e alle cose, ma anche in relazione alla sostenibilità della filiera del sistema moda.

ALCUNI ESEMPI

In Italia abbiamo molti esempi di aziende che stanno lavorando in questa direzione, da realtà più piccole come Rifò a Brand consolidati come Ermenegildo Zegna.

Rifò, ad esempio, è un’azienda di Prato che, fra le varie collezioni (usando cashmere e cotone rigenerato, ma anche polietilene derivato da bottigliette di plastica recuperate dal mare), ha lanciato una collezione di maglioni il cui filato deriva dal denim riciclato e rigenerato.

Il risultato è stato un prodotto di qualità per il quale sono stati utilizzati solo 80 litri di acqua al posto dei 3 mila necessari per un maglione in cotone vergine, con un risparmio del 97% di uso d’acqua, del 77% di energia e del 95% di emissioni di CO2 oltre all’azzeramento nell’uso di coloranti e prodotti chimici.

Ermenegildo Zegna, invece, a gennaio ha lanciato la collezione “Art for Earth” all’insegna della rinascita della sartoria, di nuove sperimentazioni progettuali e lanciando il messaggio #UseTheExisting: sono state infatti riciclate e riutilizzate materie prime scartate durante i processi di produzione delle collezioni precedenti, ma anche attraverso il recupero di capi non venduti, difettati e prototipi.

SLOW TOURISM

Anche il turismo è sempre più ricco di proposte di contatto e conoscenza “lenta” di paesi e ambienti diversi.

Risalta per particolarità l’iniziativa dell’ente del turismo delle Isole Faroe, 18 isole vulcaniche nell’Atlantico del nord che stanno risentendo i disagi ambientali del turismo di massa.

Ecco che l’iniziativa Closed for Maintenance (chiuso per manutenzione), il prossimo aprile alla seconda edizione, ha ricevuto un enorme successo: per tre giorni 100 “Voluntourist”, disposti a darsi da fare per lavori di manutenzione, saranno attivi in zone chiuse al turismo.

Già il termine Voluntourist, incrociando il profilo del volontario a quello del turista, la dice lunga… e se uniamo il fatto che per 100 posti disponibili nella prima ora di registrazione sono state ricevute 5.886 richieste di partecipazione da tutto il mondo, rimane chiaro che è un contesto di interesse profondo e crescente.

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SLOW FOOD

Chiudiamo brevemente con l’area dell’agroalimentare, dove il consumo “slow” è storicamente e trasversalmente evidente e forte.

Un esempio per tutti, chiaro e definito per filosofia e pratiche, è quello di Slow Food che a fine 2019 ha compiuto 30 anni, con una diffusione in tutto il mondo. È stato ed è ancora un lungo cammino che ha influenzato comportamenti di molte realtà culturali, produttive, distributive e di consumo.

Esperienze che vanno “dal campo alla tavola”, tutelando e rilanciando la diversità, i talenti e i ritmi dei vari “territori del gusto”.

Esperienze che, ci auguriamo, possano essere possibili e accessibili a tutti noi, prendendoci il giusto tempo per assaporarle.

contributor
Dal 2002 ricercatrice senior presso Future Concept Lab, Istituto internazionale di ricerca e consulenza per l'innovazione. Negli anni ha seguito progetti in Italia, Brasile e Portogallo, integrando le aree della ricerca, della consulenza e della formazione. Un'esperienza professionale nutrita anche da recenti studi in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l'Università Milano Bicocca, con interessi in ambito di processi culturali e comunicativi, culture urbane contemporanee, cultura materiale e museologia. Ha curato e cura contenuti tematici, partecipando a seminari e tenendo lezioni di Master presso il POLI.design, Politecnico di Milano; Il Sole 24 Ore Business School, Milano; Accademia di Belle Arti SantaGiulia, Brescia (per l'Italia) e Senai Cetiqt, Universit PUC - Rio de Janeiro, IED Rio, Sebrae (per il Brasile).  Dal 2002 al 2014 ha seguito l'organizzazione dei Future Vision Workshops, ciclo di seminari dedicati alle tendenze di estetiche, consumi, comunicazione e retail; dal 2015 è responsabile del coordinamento del Festival della Crescita, che dall'ottobre 2015 al novembre 2019 ha raggiunto 46 edizioni in 30 città italiane.  Dal gennaio 2017 è responsabile redazionale della rubrica dedicata al Festival della Crescita su Affari&Finanza / La Repubblica (versione digitale) curando interviste e articoli su talento e impresa, territori dellinnovazione, culture del cambiamento. Dal 2013 collabora alla rubrica radiofonica Focus sui Trend, all'interno della trasmissione settimanale Essere e Avere di Radio 24.

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