Sarebbe vano e frustrante chiedersi oggi chi sia il “consumatore medio italiano”. E il motivo è presto detto: è una figura che non esiste più.
È ormai da qualche anno, infatti, che in modo progressivo nel mondo occidentale abbiamo iniziato un nuovo percorso che ha portato la società a dividersi tra coloro che definisco “somewhere” e gli “anywhere”, i meno e i più fortunati economicamente, i cittadini di un luogo circoscritto e i cittadini del mondo, chi pensa all’oggi e chi al domani. Una polarizzazione che ha raso al suolo la vecchia classe media con le dovute e inevitabili conseguenze anche sui consumi.
I SOMEWHERE
Con il termine “somewhere” intendo riferirmi a quell’insieme di persone con un reddito basso o medio-basso, radicate in un luogo ben definito, con ideologie populiste in quanto spesso frustrate da una società che non è stata in grado di accoglierle per quello che erano in grado di offrire, stante il loro livello di istruzione, culturale e di inserimento sociale.
Il sistema socio-economico si deve occupare di loro hic et nunc, perché la loro preoccupazione è sull’oggi. Ne hanno preso consapevolezza e richiedono risposte veloci ed efficaci. Al domani non pensano, non hanno abbastanza risorse per poterlo fare. Vedono via via peggiorare la loro situazione socio-economica, tendono a risparmiare il più possibile arrivando a ridurre o peggiorare qualitativamente anche bisogni primari come l’alimentazione, vivono di un precariato costante. Acquistano e consumano solo beni che rispondono a un bisogno fisico concreto. Se possono, si indebitano in questa esclusiva direzione.
Oggi sono una vera e propria fenomenologia del mondo occidentale. Li ritroviamo nei Gilet Gialli in Francia, nei sostenitori della Brexit nel Regno Unito, negli elettori di Trump in America e nei sostenitori dell’attuale governo in Italia.
GLI ANYWHERE
Sul fronte opposto ci sono gli “anywhere”. Di reddito medio-alto o alto, con un livello di istruzione mediamente superiore rispetto ai “somewhere”, non hanno problemi contingenti sul presente grazie alla loro buona condizione economica. Per loro, che si sentono cittadini del mondo, la preoccupazione è il futuro, chi se ne occupa e in quale direzione. È una categoria sociale che, consapevole delle mancanze e della lentezza del settore pubblico e dello Stato, si rivolge al sistema economico privato perché provveda al proprio futuro attraverso azioni di responsabilità sociale e non solo. Quando decidono cosa e come acquistare, danno molta importanza alle componenti sovrastrutturali, culturali o di appartenenza a certe correnti a cui un determinato bene appartiene. Nella loro progettazione di vita il “domani” ha più importanza dell’oggi.
Quale delle due parti della società muova in modo più prospettico la ricchezza di un paese è indubbio: sono gli “anywhere”, che, in prospettiva, scelgono anche politicamente figure che abbiano come obiettivo un orizzonte di lungo termine.
Oggi invece vi è il rischio di una stasi della progettualità: anni di errate politiche di gestione sociale hanno fatto proliferare le esigenze contingenti tipiche della popolazione dei “somewhere”, per rispondere alle quali i governi tendono oggi a concentrarsi solo (e troppo) sul presente.