Mentre in Europa si rinvia a data da destinare la votazione che dovrebbe mettere la parola fine alla commercializzazione di vetture con motori a combustione interna (benzina e diesel) dal 2035 (ne abbiamo parlato qui), le associazioni dei consumatori e dei carrozzieri hanno fatto i conti e hanno lanciato l’allarme sulla “proibitiva” accessibilità e gestione, in termini economici, delle vetture “alla spina” a partire dalle condizioni di acquisto, di rifornimento e di riparazione.
PREZZI NON PER TUTTI
I primi a gettare il sasso nello stagno sono stati i rappresentanti del Codacons che hanno passato al setaccio i listini mettendo a confronto il prezzo di acquisto delle automobili “tradizionali” con le omologhe equipaggiate con motore green. “Per una citycar alimentata a benzina la spesa media su un listino base è compresa tra 14.750 e 16.800 euro; per una utilitaria si spendono dai 16.870 ai 27.300 euro. Per le stesse tipologie di auto, ma con alimentazione elettrica, la spesa si impenna dai 23.000 agli oltre 30.000 euro per le citycar, e tra 30.000 e 37.000 euro una utilitaria”.
Questi prezzi consentirebbero oggi l’acquisto di vetture di almeno una categoria superiore purché alimentate a benzina o diesel. Anche in questo modo si spiega lo scarso appeal nel nostro Paese delle automobili ricaricabili, certificato anche dai numeri del mercato: in base al BEV – Italy Progress Index, derivante dall’analisi qualitativa di Quintegia, il 2022 è stato un anno difficile per le elettriche con un calo delle immatricolazioni del 26,6% rispetto al 2021.
Il risultato tangibile è che le vetture ricaricabili sono ancora rare nelle nostre strade tanto che hanno raggiunto una quota di mercato del 3,7%. A livello europeo questa percentuale è in media del 12,1%.
IL NODO DEL PIENO
A rincarare la dose ci ha pensato anche Assoutenti che, invece, ha preso di mira un altro aspetto molto discusso, quello del costo del rifornimento delle auto green.
Per fare un “pieno elettrico” da una delle colonnine pubbliche a disposizione sul territorio nazionale si spende una cifra compresa fra i 19 e i 39 euro che bastano a percorrere una distanza compresa fra i 240 e i 320 km. Riempire una serbatoio di benzina da 50 litri, invece, “costa oggi circa 93 euro ma consente di percorrere più del doppio di strada: tra i 650 e i 750 km”. A ben guardare, sottolinea però Assoutenti, alle colonnine il prezzo di ricarica al kwh varia molto passando “da un minimo di 0,49 euro per le ricariche lente (fino a 50 Kw) ai 0,99 euro per quelle ultraveloci (oltre i 150 kw). Tutte le società però offrono abbonamenti e pacchetti a prezzi scontati”.
CONTO SALATO SE SI DANNEGGIA L'AUTO
Note dolenti, infine, sul fronte delle riparazioni. Se si guarda alla manutenzione ordinaria (il famoso tagliando), le vetture elettriche, grazie alla relativa semplicità della loro meccanica, risultano meno costose e più rapide da rimettere in efficienza: il loro propulsore, infatti, ha molte meno parti di uno termico, non ha liquidi da cambiare o da rabboccare e i componenti sottoposti a usura come i freni vantano una durata maggiore grazie ai sistemi di recupero dell’energia.
Le cose cambiano, e non poco, se si dovesse rendere necessario far ricorso a un carrozziere in seguito a un urto. In caso di incidente, infatti, secondo Federcarrozzieri, l’associazione delle carrozzerie italiane, la riparazione di una vettura elettrica può arrivare a costare “anche il 46% in più rispetto a un’auto a benzina”. Il motivo? La procedura di riparazione risulta molto più lunga e complicata a differenza di quanto avviene per la meccanica.
Come se non bastasse i pezzi di ricambio, a cominciare dalle vernici che spesso sono a triplo strato e passando per la componentistica elettronica, costano di più.
Tutto questo, invita a pensare che serve una strategia di avvicinamento e di sostegno all’investimento in auto green da parte di aziende, Stato e imprenditoria, tale da incentivare e non allontanare dall’acquisto di questi veicoli che, a tappe forzate, diventeranno un obbligo per tutti.