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  • 23 Novembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 22 Novembre 2024 15:09
  • Milano

Economia del riciclo: una scelta fatta di sostenibilità e economicità

La Second Hand Economy vale oggi 23 miliardi di euro, l’1,4% del pil. E non è più solo una questione di necessità. Ma una precisa scelta etica dei consumatori italiani

Economia del riciclo: una scelta fatta di sostenibilità e economicità

Nel 2020 è cresciuta ancora fino a raggiungere il valore di 23 miliardi di euro, pari all’1,4% del pil italiano. Stiamo parlando dell’economia dell’usato, oggetto della recente rilevazione del settimo Osservatorio sulla Second Hand Economy condotto da Doxa per Subito e che ha analizzato i comportamenti e le motivazioni degli italiani rispetto alla compravendita dell’usato.

Uno degli aspetti più interessanti emersi dalla survey risiede non tanto in “cosa” acquistano i consumatori nell’ambito di questo settore (principalmente oggetti per la casa e la persona (67%), per lo sport e il tempo libero (61%), elettronica (55%) e veicoli (33%) e, soprattutto online, libri e riviste (30%), arredamento e casalinghi (29%), informatica (27%).

L’aspetto più stimolante e nuovo risiede nelle motivazioni che li stanno spingendo sempre più verso questo tipo di modalità di acquisto, legate a un concetto di economia circolare che sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nel nostro mercato.

IL BENESSERE AMBIENTALE

Come si legge nella nota di Doxa, infatti, scende la percentuale di chi acquista in “seconda mano” per risparmiare (50% rispetto al 59% nel 2019), mentre aumenta la quota di chi lo fa per la volontà di contribuire all’abbattimento degli sprechi e al benessere ambientale attraverso il riutilizzo (47%) e di chi lo considera un modo intelligente di fare economia (44%).

Entra poi in gioco anche una nuova motivazione, legata alle mutate esigenze che si sono manifestate a seguito dell’emergenza da Covid-19: la scoperta di che cosa può servire davvero e di che cosa si può fare a meno (13%).
Tra le ragioni che spingono invece alla vendita, la prima resta sempre il bisogno di liberarsi del superfluo (73%), seguita dall’adesione convinta ai temi dell’economia circolare (39%) e a nuove possibilità di guadagno (34%). Emergono poi delle nuove motivazioni legate a necessità specifiche nate nel corso del 2020, come l’adattamento degli spazi di casa a dad e smart working (13%), per assecondare esigenze e passioni appena nate (12%), ma anche per un peggioramento della situazione economica famigliare (11%).

I COMPORTAMENTI SOSTENIBILI

Quello che è certo è che comprare o vendere prodotti usati resta uno dei comportamenti sostenibili più diffusi nei consumatori italiani (54%), che si posiziona al terzo posto dopo la raccolta differenziata (91%) e l’acquisto di lampadine a LED (62%).

Ma c’è di più: per l’82% degli intervistati (+11% rispetto al 2019) la “second hand economy” è destinata a crescere ancora nei prossimi cinque anni, per via della crisi nel contesto economico attuale (66%), ma anche perché diventerà sempre più una scelta consapevole e green (49%), un ottimo strumento per risparmiare (44%) e per rendere i consumi accessibili a più persone (28%).

ONLINE IL FENOMENO VALE 10,8 MILIARDI DI EURO

Già nel 2020 è cresciuta la frequenza di chi ne ha fatto uso: il 70% degli italiani. In particolar modo, la diffusione sale per alcune categorie specifiche, come laureati (66%), GenZ (65%) e famiglie con bambini piccoli (63%). E cresce soprattutto online anche grazie all’accelerazione digitale motivata dal Covid-19. Da un lato, infatti, oltre 3 milioni di italiani si sono avvicinati per la prima volta a questa forma di economia circolare; dall’altro continua a crescere il valore generato dall’online, pari a 10,8 miliardi di euro, ovvero il 46% del totale. Tra chi nel 2020 ha acquistato o venduto oggetti usati, il 63% ha scelto di farlo online, canale privilegiato soprattutto per la sua velocità (47%), ma anche per la possibilità di comprare o vendere comodamente da casa (44%).

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Giornalista, digital addicted, lavora sui contenuti per dare qualità ai prodotti editoriali che segue. Perché oggi più che mai la qualità di ciò che si racconta fa la differenza

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