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  • 3 Dicembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 2 Dicembre 2024 10:27
  • Milano

Casa ed efficienza energetica: quanto lavoro c’è ancora da fare

Come risulta dalla survey Agos Insights gli italiani sono consapevoli del bisogno di ottimizzare i consumi delle proprie case ma non percepiscono l’urgenza. È compito di pubblica amministrazione, sviluppatori immobiliari e sistema finanziario educare al cambiamento

Casa ed efficienza energetica: quanto lavoro c’è ancora da fare

Nel mondo della casa e dell’efficientamento energetico legato all’applicazione futura della Direttiva Casa Green, la ricerca Agos Insights fa emergere come il tema sia sentito dalle famiglie ma non con quel carattere di urgenza che dovrebbe invece avere. C’è un tema informativo e culturale alla base. A cui bisogna porre rimedio. Ecco come.  



Quando si parla di efficientamento energetico in ambito urbano, è necessario partire dai consumi energetici degli immobili, in primo luogo quelli ad uso residenziale. Sono infatti gli immobili, prima ancora dei trasporti, ad essere responsabili nelle città della maggior parte dei consumi energetici e conseguentemente delle emissioni di gas serra.
Il tema di un’adeguata informazione e cultura della responsabilità ambientale rivolta alle famiglie è dunque di centrale importanza.

Partiamo però da una considerazione: oggi gli italiani sui temi dell’efficienza energetica delle loro case sono più consapevoli che in passato, anche perché gli attestati di classe energetica degli edifici sono diventati obbligatori sia negli atti di compravendita, che nei contratti di locazione.

Resta però un obbligo formale, in genere non connesso alla conseguente promozione di azioni concrete di efficientamento che porterebbero a rilevanti benefici privati e sociali.

L'INCENTIVO CHE FUNZIONA

Il patrimonio immobiliare italiano è tra i più vecchi in Europa, se consideriamo l’età media degli edifici. La maggior parte delle case è in classi energetiche inferiori alla D e quindi poco efficiente. Ma quanto gli italiani sono disposti a investire per migliorare questa situazione? Poco al momento, se è vero, come numerose rilevazioni hanno indicato, che a muovere il mercato in passato sono stati soprattutto gli incentivi, la cui gestione in tempi recenti ha presentato non poche distorsioni, soprattutto in relazione al superbonus e al bonus facciate: molti interventi incentivati sarebbero stati economicamente sostenibili anche in assenza di incentivi; allo stesso tempo il sistema dei bonus a pioggia ha fatto sì che alcuni interventi che hanno dato un contributo limitato alla riduzione delle emissioni siano stati realizzati a costi molto elevati, senza considerare l’effettivo equilibrio costi-benefici.

Nel ridisegnare il quadro degli incentivi, l’obiettivo dovrebbe essere quello di favorire le soluzioni più efficienti in modo da aumentare l’impatto del sistema, in primo luogo rapportando l’incentivo all’effettivo contenimento dei consumi energetici.

A dare un impulso in questa direzione è il recente aggiornamento della direttiva europea Epbd, conosciuta “Case Green” che, richiede che tutti i nuovi edifici siano ad emissioni zero dal 2030 e che prevede attraverso step successivi articolati in piani nazionali, l’efficientamento degli edifici residenziali e non residenziali. Per gli edifici residenziali, i consumi energetici dovranno ridursi del 16% entro il 2030 e del 20/22% entro il 2035, per raggiungere le emissioni zero entro il 2050.

Non è tanto importante che i cittadini conoscano le specifiche previsioni della direttiva, quanto che vengano rese loro facilmente disponibili le informazioni su come gestire le opportunità di efficientamento energetico, per raggiungere gli obiettivi europei.

I SOGGETTI COINVOLTI

Questo compito informativo e culturale spetta innanzitutto a tre soggetti.
In primis alla pubblica amministrazione, a tutti i livelli: stato nazionale, regioni e comuni che hanno a disposizione una molteplicità di strumenti regolatori, economici ed informativi. La direttiva europea impone infatti ai singoli stati di definire le regole e i mezzi con cui raggiungere gli obiettivi quantitativi fissati, nel rispetto delle specificità di ogni Paese e del suo territorio.

Ma un ruolo importante spetta anche ai proprietari immobiliari, agli sviluppatori e alle imprese di costruzione, chiamati a rispettare regole e obiettivi di sostenibilità nella realizzazione del nuovo e nella riqualificazione dell’esistente. Il mercato è sempre più attento agli aspetti di sostenibilità e attribuisce un valore premium agli edifici nelle classi energetiche non inferiori alla A. Questi edifici mantengono il loro valore anche nelle fasi di depressione del mercato immobiliare e quindi riducono i rischi legati alle oscillazioni dei prezzi. Ciò rappresenta una spinta in questa direzione per l’intera filiera.

Infine, anche il sistema finanziario deve fare la sua parte, dato il potere di orientamento delle scelte che esercita su chi deve costruire e su chi deve acquistare un immobile. Anche solo modificare le condizioni con cui far credito sula base di quanto un edificio è green può fare la differenza, contribuendo a riflettere correttamente i rischi.

LA VERA DIMENSIONE URBANA

Gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi sono importanti, per l’Italia stimabili nello 0,8% del PIL all’anno. L’Istat ha contato in Italia circa 12 milioni di edifici residenziali, di cui 5 milioni scadenti dal punto di vista energetico. E’ su questi che si dovrà intervenire prioritariamente, ottenendo la maggior parte della riduzione dei consumi energetici. 
Gli strumenti a disposizione richiedono l’allineamento del quadro normativo nazionale, regionale e comunale con quello europeo. Sono soprattutto gli enti locali, con i loro piani di governo del territorio ed i regolamenti edilizi a poter fare la differenza, indirizzando le scelte degli operatori economici e dei cittadini. Certamente possono avere un impatto le misure dirette a incentivare singoli interventi, come l’installazione di fonti rinnovabili, la coibentazione degli ambienti, la sostituzione dei sistemi di climatizzazione, ma nel medio-lungo periodo è la visione generale di sviluppo del territorio e di rigenerazione urbana che deve essere indirizzata verso un’ottica di sostenibilità. Non si tratta di considerare solo gli aspetti energetici ed ambientali, ma anche quelli di mobilità e di inserimento di soluzioni natiurali, nonché quelli di tipo sociale, promuovendo la creazione di opportunità di socializzazione ed inclusione, per rispondere a bisogni emergenti e considerare in modo integrato le dimensioni della qualità della vita.
 
 

contributor
Docente di Practice all'Università Bocconi, è direttore del Sustainable Urban Regeneration Lab e Senior Research Fellow di GREEN (Centre for Geography, Resources, Environment, Energy and Networks), dove coordina anche l'“Osservatorio Smart City”.

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