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  • 27 Dicembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 11 Dicembre 2024 10:16
  • Milano

Sostenibilità Digitale: italiani leader per conoscenze e consapevolezza

Emerge dalla Digital Consumer Trends Survey 2023 di Deloitte. Secondo la ricerca il 68% degli italiani ripara i propri dispositivi prima di sostituirli allungandone la vita media. Alla base motivi economici, come l’aumento dei prezzi dei device, e la sostenibilità

Sostenibilità Digitale: italiani leader per conoscenze e consapevolezza

Telefoni, tablet e device digitali. Gli italiani sono sempre più appassionati di tecnologia: in media ogni cittadino italiano ha accesso a 4,6 dispositivi ciascuno, con i cellulari che arrivano a una penetrazione del 95% tra gli adulti. È diventato indispensabile (e per alcuni vitale) essere connessi e quindi avere almeno un dispositivo tra le mani. Ma non sempre ci chiediamo quale sia l’impatto ambientale di questa scelta.

La presenza capillare dell’elettronica nelle vite di tutti comporta costi ambientali che vanno dall’estrazione dei minerali necessari alla produzione dei beni fino allo smaltimento dei dispositivi usati. L’attenzione al riutilizzo e al riciclo sta diventando, dunque, materia di politiche di marketing oltre che di sensibilizzazione sociale, e l’Italia in questo senso si conferma best performer in Europa. Siamo infatti il Paese in cui si registra un aumento dell’attenzione del consumatore a tutte le tematiche legate ai costi ambientali dell’uso di beni tecnologici. Stiamo parlando di sostenibilità digitale.

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Secondo la Digital Consumer Trends Survey 2023 redatta dalla società di consulenza Deloitte, il 68% degli italiani è propenso a riparare i dispositivi prima di sostituirli. I motivi sono molteplici: partono dall’aumento dei prezzi dovuto a una maggiore difficoltà delle aziende produttrici nel reperire le materie prime, e dunque dall’inflazione, e incontrano poi la sensibilità sempre più diffusa verso i temi della riduzione dell’impatto ambientale nelle scelte di consumo.

LUNGA VITA...ALLE BATTERIE

L’aspetto della durabilità dei dispositivi è quello a cui si stanno mostrando maggiormente sensibili i consumatori italiani. Infatti, nell’edizione 2018 della stessa survey, il 56% dei rispondenti dichiarava di avere acquistato o ricevuto il proprio smartphone nell’ultimo anno, e solo l’8% indicava di possederlo da 4 anni o più, mentre nell’edizione 2023 lo scenario è mutato in favore di un utilizzo più prolungato dei dispositivi stessi: il 39% dichiara il possesso da 1 anno, contro il 20% di chi afferma di possedere il proprio smartphone da 4 anni o più (con un +12% rispetto a 5 anni fa).

Un’analisi più approfondita fa emergere come, nell’acquisto di uno smartphone, la durata della batteria del dispositivo sia la caratteristica più rilevante a cui il consumatore dà maggiore attenzione, al di là del prezzo (41%), seguita dalla velocità del processore (28%) e dalla qualità/funzionalità della fotocamera (24%).

Questa grande attenzione alla durata nel tempo della funzionalità del dispositivo, se da una parte rappresenta un gesto utile all’ambiente, poiché si va a diminuire la quantità di rifiuti elettronici, ha un risvolto della medaglia: per le case di produzione, mettere sul mercato dispositivi di lunga durata, leggeri ed efficienti è una sfida che richiede, ai fini produttivi, di affidarsi a metalli quali il cobalto, l’indio e altri elementi naturali rari, la cui estrazione richiede un enorme dispendio di risorse energetiche e quindi, maggiori emissioni e inquinamento.

GREEN TECH

Tuttavia, anche su questi temi la consapevolezza dei consumatori sta aumentando e non poco e l’Italia si conferma prima tra i paesi europei per conoscenza e comportamenti green in ambito tech.

Secondo la ricerca di Deloitte l’attenzione legata all’acquisto di dispositivi di supporto allo smartphone come software o periferiche è più alta tra i consumatori italiani. La percentuale di chi si dichiara sensibile a questo tema è pari al 10%, mentre in Gran Bretagna questo dato si ferma al 5% e in Germania al 4%.

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Inoltre il 27% degli italiani ha dichiarato che per ridurre il proprio impatto ambientale legato al digitale ha provato a ridurre la frequenza di video guardati in streaming, percentuale ben più alta rispetto agli altri paesi: 19% in Gran Bretagna, 15% in Olanda, 10% in Norvegia e in Svezia.

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