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  • 21 Novembre 2024
  • Ultimo aggiornamento 20 Novembre 2024 09:36
  • Milano

Mobilità green: come i mobility manager possono renderci più felici

Ogni giorno si sposta il 78% della popolazione italiana: 38 milioni di viaggiatori che percorrono in media 51 chilometri. Il convegno Consumers’Forum-Agos per Asvis ha messo in evidenza la centralità del mobility manager e il bisogno di un coordinamento tra pubblico e privato che porti a una reale soluzione di mobilità integrata. Con il professor Colleoni dell’Università Bicocca, Enrico Giovannini presidente di Asvis, esponenti di aziende pubbliche e private. A partire da Agos, ospite dell’iniziativa.

Mobilità green: come i mobility manager possono renderci più felici

La mobilità green si promuove anche dall’interno delle aziende, grazie alla figura del mobility manager, che per rendere più proficuo ed efficace il suo lavoro dovrebbe mantenere un dialogo costante e aperto con il sistema pubblico. Dalle sinergie consapevoli tra pubblico e privato possono infatti nascere iniziative a vantaggio dei cittadini e delle loro esigenze di spostamento. Con un occhio attento alla sostenibilità ambientale.

È in questa direzione che presso la sede Agos di Milano si è svolto il convegno “Sostenibilità: strategie aziendali nel mobility management” promosso da Consumers’Forum in collaborazione con Agos e che è rientrato nelle iniziative del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023 di Asvis.

Due gli interlocutori di eccezione: Matteo Colleoni, professore all’Università Bicocca di Milano e coordinatore nazionale Gdl Mobilità della RUS e Gdl mobilità sostenibile per il PNRR 2021-2027 e Enrico Giovannini, direttore scientifico di Asvis e già Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile che nel corso del suo mandato ha istituito le figure del mobility manager aziendale, del mobility manager di area e il Piano Spostamenti Casa Lavoro (PSCL).

Con loro numerosi rappresentati di aziende private (Agos, Intesa SanPaolo, 3M, A2A), aziende ed enti pubblici (Comune di Lucca, Ferrovie dello Stato, Brescia Mobilità, Comune di Padova) e l’Unione per la Difesa dei Consumatori che insieme a Sergio Veroli, presidente di Consumers’ Forum e all’amministratore delegato di Agos, Francois Edouard Drion, hanno sviscerato il tema in modo analitico e costruttivo.

LAVORARE SULLA DOMANDA

Ad aprire il convegno l’ad Drion, che ha sottolineato come “Agos ha inserito il tema del green al centro del Piano a Medio Termine 2023-2025, Next25, e del piano di sostenibilità. In questo contesto il concetto di mobility manager non è visto solo come elemento normativo, ma come una leva concreta nel percorso di riduzione del nostro impatto ambientale e sociale”.

Poi spazio ai numeri. Il punto di partenza è stata un’analisi dettagliata della situazione della mobilità in Italia presentata da Colleoni, con una premessa. “Il mobility manager deve lavorare sulla domanda di mobilità e non sull’offerta, e deve riuscire a intervenire sulle esigenze diversificando gli interventi per poter modificare le abitudini di spostamento, sebbene tutto questo richieda del tempo”.

E qual è la domanda di mobilità oggi? Colleoni snocciola numeri freschi di analisi.  

LEGGI ANCHE: Cosa serve davvero per una mobilità integrata

I NUMERI

  • Siamo un paese in cui si muove ogni giorno il 78% della popolazione per un totale di 38 milioni di viaggiatori che percorrono in media 51 chilometri in due spostamenti e mezzo ciascuno.
  • Ci muoviamo di più rispetto al passato perché siamo di più, certo, ma anche perché la nostra vita è più ricca di impegni: su 100 spostamenti, 62 sono per motivi legati alla gestione famigliare e al tempo libero e 38 al lavoro e allo studio.
  • Il tasso di motorizzazione in Italia è del 67%. Ma l’età media delle autovetture di proprietà è di 12 anni, il 53% sono di categoria inferiore all’Euro5, l’87% si alimentano a benzina o a diesel e sulle nuove immatricolazioni l’elettrico pesa solo per il 4,5% contro la media europea del 9%.

È chiaro dunque che con questi numeri, il 94% dei flussi sia su strada: il 68,7% con automobile o moto, il 23,7% a piedi o con una bicicletta, solo il 7,6% con i mezzi pubblici.

La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che il 50% della popolazione viva sul 10% della superficie italiana.

PERCHÈ IL MOBILITY MANAGER È CENTRALE

“In questo scenario la figura del Mobility Manager è centrale” spiega Colleoni. Pianifica gli spostamenti casa-lavoro dei propri dipendenti, crea soluzioni di vantaggio per loro e per la collettività: attua interventi per disincentivare l’uso dell’auto, per favorire il trasporto pubblico, la mobilità ciclistica, fa interventi di concessione ma anche di restrizione e di persuasione, attua cambiamenti tecnologici e organizzativi.

“Oltre a quelli che dovrebbero essere presenti nelle aziende, per legge deve esserne nominato un mobility manager di area in ogni capoluogo di regione, di provincia, nei comuni che hanno più di 50 mila abitanti e comunque nei comuni dove ci sono aziende con più di 100 dipendenti. Ad oggi ne sono stati nominati solo 87, il 50% del totale. Ma il mobility manager di area è una figura centrale: accoglie i piani delle singole aziende e li trasferisce al sistema centrale del trasporto pubblico locale per cercare soluzioni comuni di mobilità integrata”.  

Come dire: gli strumenti ci sono.

Anche perché, come indicato anche da Giovannini “non c’è nessun modo di risolvere il problema aumentando l’offerta e basta, ma serve agire su più fronti”. E purtroppo in Italia si discute troppo di infrastrutture e troppo poco di integrazione dei servizi che vadano tutti nella stessa direzione. “La persuasione, la spinta gentile, è molto importante. Bisogna comunicare, spiegare e spingere le persone verso il cambiamento dei comportamenti. È il cambiamento culturale che genera l’uso”.

E questo tema vene sposato a piene mani anche da Veroli: “Deve circolare informazione e cultura, la difesa del pianeta deve diventare un fattor comune e i soggetti che devono attuare questo cambiamento sono molteplici: istituzioni, consumatori, sindacati, università, aziende”.

LE AZIENDE

Al panel di esponenti delle aziende pubbliche presenti che lamentano il mancato coordinamento nello scambio dei dati tra settore pubblico e privato (che sarebbe invece necessario per una migliore gestione del lavoro di ottimizzazione della mobilità) e la carenza di infrastrutture che consenta una reale sostituzione della mobilità privata con quella pubblica, ha fatto da contraltare il racconto di molte esperienze di progetti concreti in ottica di sostenibilità, raccontate dalle aziende presenti.

A da partire da Agos. Laura Galimberti, direttore Legal Affairs and Corporate Sustainability di Agos, ha sottolineato come curare la cultura della sostenibilità sia davvero un modo per curare la felicità delle persone intesa come benessere personale e di come i tanti progetti realizzati in Agos e che vanno in questa direzione (qui alcuni esempi) abbiano poi avuto un riscontro concreto dell’obiettivo raggiunto.

Il mobility manager Valerio Alfonsi ha spiegato infatti come il lavoro fatto negli anni abbia aumentato costantemente la sensibilità degli oltre 2000 dipendenti alle tematiche di sostenibilità. Ma per raggiungere questo obiettivo è stato fondamentale realizzare “azioni concrete”. Sono stati introdotti incentivi all’uso della micromobilità e delle auto elettriche (40% del totale), la flessibilità in ingresso e in uscita per decongestionare il traffico, l’uso dello Smart working già da prima della pandemia. È stata messa al centro la qualità della vita delle persone: car list totalmente elettrica, ricariche elettriche gratuite, rastrelliere per biciclette, app per prenotare parcheggi e colonnine di ricarica. È stata creata una vera e propria community, AgosForGood, per la diffusione della cultura della sostenibilità.


Anche in 3M con i suoi 500 dipendenti, si è lavorato sulla riduzione dello spostamento in auto, incentivando il car pooling, l’uso di biciclette, mettendo a disposizione navette aziendali, modificando radicalmente il pacchetto di auto aziendali, attivando un programma di smart working da 1 a 5 giorni su base volontaria e personale, favorendo la consegna della spesa in azienda, fornendo biciclette in comodato d’uso e colonnine di ricarica gratuite per le auto elettriche.

A2A, una “life company” che ogni giorno fa muovere oltre 12 mila persone ha realizzato piani di mobilità sostenibile diversificati per i vari territori su cui agisce, mentre per gli 80 mila dipendenti Intesa Sanpaolo ha inserito l’attività del mobility management nell’area del welfare. Alcune delle attività che segue sono: la riorganizzazione degli spazi di lavoro e dei parcheggi, l’attivazione dello smart working con hub tra casa e lavoro, la figura dell’istruttore alla mobilità per persone con disabilità visiva e/o uditiva, un portale aziendale che fa cultura e informazione su queste tematiche.

Trovano invece gli spogliatoi per chi arriva in bicicletta i dipendenti romani di Ferrovie dello Stato, oltre a una convenzione per installare locker per i servizi di ecommerce, sharing di mezzi di trasporto sostenibili.

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