Il mercato del credito al consumo è oggi piuttosto diverso da quello di soli 10 anni fa.
Per prima cosa è cresciuto in termini di valore e utilizzo. E non certo e non solo perché le famiglie hanno avuto bisogno di indebitarsi maggiormente.
LA PERCEZIONE DEI CONSUMATORI
Se è infatti vero che ci sono frange di popolazione crescenti che, rispetto a prima, hanno minore capacità di spesa e maggiore sofferenza economica, è pur vero che i numeri del credito al consumo sono aumentati soprattutto perché c’è stata un’evoluzione che ha portato ad avere una maggiore confidenza con il prodotto “prestito”.
Da strumento da utilizzare solo per spese episodiche e rilevanti è diventato un mezzo di rateizzazione per la gestione della propria economia domestica a cui accedere in modo più semplice e a tassi notevolmente più contenuti e stabili che in passato.
Anche gli italiani, dunque, da sempre restii a forme di indebitamento e accumulo eccessive, hanno imparato a conoscere il credito al consumo e hanno iniziato a valutarlo nella sua accezione positiva di supporto alla gestione del budget famigliare.
L’ATTEGGIAMENTO DEGLI OPERATORI
Questo avvicinamento è stato in buona parte dovuto anche alla revisione notevole della politica di tassi applicati dagli operatori e dalle banche, un passaggio che ha consentito di rendere i prodotti più accessibili e convenienti e una vera alternativa intelligente alla spesa unica.
Il fatto che negli anni siano cambiate alcune condizioni dei mercati finanziari (per esempio il crollo dei rendimenti dei titoli di stato), ha spinto gli istituti bancari a seguire il mercato del credito in modo più competitivo anche per recuperare profitti e guadagni.
Questo ha ampliato la competizione, favorito l’abbassamento medio di tassi e spese, e promosso una maggiore campagna informativa verso il cliente finale che ha portato anche a un cambiamento dell’offerta: dai prestiti personali e finalizzati a quelli diretti senza intermediazione, che oggi pesano per oltre i due terzi del totale.
L’EVOLUZIONE DEI PRODOTTI
Anche i prodotti si sono evoluti. Basti pensare al settore automotive dove al finanziamento classico si sono affiancate formule come il leasing, l’acquisto con riscatto o soluzioni ibride che associano al prestito anche manutenzione, assicurazione, servizi aggiuntivi.
Allo stesso tempo, alcuni prodotti come le carte revolving sono diventati meno interessanti agli occhi del consumatore finale: l’avvicinamento a un mercato più digitale delle spese ha incentivato l’utilizzo della moneta elettronica ma con modalità più accessibili e gestibili.
Fatta questa premessa è dunque molto importante, quando si decide di chiedere un prestito, tenere sempre a mente cinque regole chiave.
1. UN AIUTO E NON UN'EMERGENZA
Bisogna considerare il prestito come un mezzo a cui ricorrere non in extrema ratio, ma da usare per quello che è: uno strumento di flessibilità finanziaria che serve a gestire meglio le proprie spese, laddove nella parola “gestione” è insito anche il concetto di “oculatezza”.
2. AVERE LE IDEE CHIARE
Domandarsi sempre il “perché” si sta chiedendo un prestito e se la spesa decisa sia meritevole davvero di essere fatta. Accumulare troppi debiti può impedire, nel momento del vero bisogno, di avere ancora possibilità di accesso al credito.
3. CHIARIRE LA FINALITÀ
Nel credito al consumo la diversa finalità del finanziamento fa una differenza rilevante soprattutto in termini di costi.
Su alcuni prodotti si possono ottenere dei tassi più bassi, mentre su altri no (come i prestiti per liquidità). Per questo è importante chiedere subito alla società a cui ci si rivolge un finanziamento specifico per la finalità specifica.
4. STUDIARE IL MERCATO
È importante, oltre a rivolgersi a operatori seri che non vendano “false promesse”, farsi un’idea del mercato e dei tassi medi per il tipo di prodotto di cui si ha bisogno, prima di rivolgersi alla società di credito al consumo.
Ci si può informare sui singoli siti ma anche attraverso comparatori online (come PrestitiOnline.it) che permettono sia di avere un quadro preventivo di quali siano i livelli di costo apprezzabili e convenienti, sia di inoltrare direttamente una richiesta di finanziamento non vincolante all’istituto prescelto.
5. NON PERDERE DI VISTA IL TAEG
Il Taeg dice la verità. Tra gli indicatori di costo dei finanziamenti bisogna guardare sempre il Taeg, ovvero il Tasso Annuo Effettivo Globale.
È l’unico che tiene in considerazione tutte le spese obbligatorie. Oltre al tasso utilizzato per il calcolo degli interessi (TEN), considera anche gli oneri fiscali e accessori come le spese di istruttoria, di apertura pratica, di incasso delle rate e assicurative, oltre a eventuali commissioni di intermediazione.
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ARTICOLO PUBBLICATO IL 20 OTTOBRE 2020 – ULTIMO AGGIORNAMENTO IL 24 OTTOBRE 2022