La scuola ha una mission specifica che non è solo quella di educare sui programmi previsti dal ministero, ma è anche quella di formare i giovani perché diventino gli adulti del domani, in grado di gestire nel modo migliore la loro vita con uno sguardo sul futuro a livello globale.
In un istituto tecnico questo è ancora più importante. L’obiettivo che mi sono proposto nell’istituto ITET De Viti De Marco di Valenzano (Bari) è quello di istruire i ragazzi sull’economia, dando tridimensionalità all’idea dell’homo economicus.
Per farlo sono state messe in pista attività con istituzioni come Banca d’Italia, la Guardia di Finanza, l’Ufficio delle Dogane, le Poste Italiane e altri importanti operatori. L’obiettivo di base resta quello di potenziare le loro conoscenze fornendo gli strumenti per interpretare la realtà economica del Paese in cui viviamo.
LA RISPOSTA DI ALLIEVI E FAMIGLIE
Lavorare in questa direzione significa mettere in conto tanta fatica e ricevere un feedback asincrono. La costruzione di una dimensione di responsabilità nei confronti dell’utilizzo del denaro arriva gradualmente, ma alla lunga e solo nei ragazzi più sensibili.
I giovani però amano questa visione “obliqua” della scuola quando cerca di avere un contatto più concreto con la realtà quotidiana, con le aziende e il mondo del lavoro, e quando aiuta a far capire che l’economia è l’enzima fondamentale per realizzare i propri desideri. Diverso è il feedback delle famiglie che arriva come eco lontana di apprezzamento per l’impegno della scuola ad aprirsi al mondo reale, e non solo alla dottrina.
LA FORMAZIONE
È con Banca d’Italia che sono state avviate una serie di riflessioni sugli strumenti di pagamento alternativi al contante, per esempio, creando una banconota che facesse riflettere sulle problematiche economiche del mondo. La banconota presenta una fontana da cui esce una goccia d’acqua con accanto un bambino di colore. La goccia d’acqua rappresenta l’economia e il bambino di colore il mondo meno sviluppato, a significare che l’economia va distribuita a tutti e che chiudere il rubinetto e razionarne la disponibilità può diventare una forma di ingiustizia e di perpetuazione di un modello sperequato.
Con la Guardia di Finanza, poi, è stato seguito un progetto di formazione del MIUR per educare i giovani alla legalità fiscale e alla giustizia tributaria, mentre con l’Ufficio delle dogane di Bari sono state organizzate delle lezioni su quanto costa a livello mondiale la contraffazione. Con Poste Italiane è partita la collaborazione per il progetto “Il risparmio che fa scuola” laddove il concetto di risparmio è stato caricato di una serie di valori, oltre che di nozioni, mentre con Agos sono state condivise giornate di formazione sulla costruzione di un modello di business di una finanziaria.
IL BISOGNO DI UNA STRATEGIA A TAPPETO
Queste singole iniziative sono importanti. Ma rischiano di perdere potenza se non vengono inserite in un contesto integrato. Quello che manca è il loro inserimento nei programmi ministeriali.
Lo Stato infatti avverte la necessità di portare nella scuola la formazione relativa alla conoscenza dei problemi finanziari, degli andamenti dei mercati, dell’idea del risparmio, dell’educazione finanziaria.
Ma manca il passo successivo: finché queste iniziative resteranno progetti extracurriculari, saranno di aiuto solo a quei pochi ragazzi che decidono di aderirvi. Serve invece una formazione a tappeto che lasci delle competenze trasversali utili a tutti per poter diventare dei buoni cittadini.